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Il nuovo maxi-aeroporto internazionale di Istanbul sarà aperto, come previsto, il 29 ottobre. Nonostante lo sciopero degli operai del cantiere, che protestano a causa delle condizioni di lavoro e di salute e sicurezza non tutelate. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan domenica scorsa, 23 settembre, nel corso di una conferenza stampa. Le autorità turche non fermano dunque il progetto di apertura di quello che è stato descritto come il più grande aeroporto del mondo, dopo aver represso proteste sindacali che hanno portato ad almeno 400 detenzioni.
"La data di apertura è il 29 ottobre, i test sono stati effettuati. L'edificio del terminal è pronto, le piste sono davvero belle", ha detto Erdogan ai giornalisti, riporta Middle East Eye.
Eppure, lo scorso 16 settembre, centinaia di lavoratori del cantiere hanno protestato denunciando violazioni avvenute nel corso della frenetica costruzione dello scalo. La protesta è scoppiata dopo un incidente con un bus navetta in cui 17 lavoratori sono rimasti feriti, ha detto Ozgur Karabulut, presidente dell'Unione dei lavoratori edili della Turchia. Forte è stata anche la solidarietà sui social media, dove si era diffuso l'hashtag #koledegiliz (“non siamo schiavi”). I sindacati denunciano il pessimo trattamento degli operai, che sarebbero stati costretti tra l'altro a risiedere in dormitori nel cantiere in cattive condizioni igieniche. Tra le preoccupazioni maggiori ci sono anche le misure di sicurezza. Secondo fonti sindacali, i lavoratori che hanno perso la vita dall'inizio della realizzazione dello scalo, nel 2014, sono almeno 400. Il ministero del Lavoro parla invece di 27 morti al febbraio scorso.
Un tribunale di Istanbul ha poi convalidato l'arresto di 24 lavoratori e sindacalisti turchi fermati durante le manifestazioni. Altri 19 operai sono invece stati rilasciati in libertà condizionata. I dimostranti sono accusati di violazione della legge sulle manifestazioni, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento di pubblica proprietà.
I lavoratori si sono lamentati anche del cibo scadente nel sito, delle cimici dei letti nei loro dormitori e degli stipendi ritardati. “Le foto pubblicate online – si legge sempre su Middle East Eye - mostravano crepe nei soffitti e nei muri delle case e dei container in cui sono alloggiati”.
Secondo i progetti del governo turco, il nuovo aeroporto di Istanbul (del quale ancora non si sa il nome) gestirà fino a 90 milioni di passeggeri all'anno, che saliranno a 150 milioni entro il 2023. Circa 36.000 persone lavorano nel sito. Secondo Karabulut, circa i due terzi provengono da fuori città, molti dall'Anatolia. Lontani dalle loro famiglie, stipati nei dormitori e dipendenti dai bus navetta per spostarsi avanti e indietro tra il cantiere e l'abitazione, molti di loro sono stressati dai ritmi e dalle condizioni di lavoro.
"Il cantiere ora è una specie di prigione", ha detto Karabulut intervistato dall'Independent . "Gli operai hanno ripreso a lavorare, ma sono frustrati”. I disordini dell'aeroporto hanno fatto luce sulle condizioni di lavoro della Turchia. I lavoratori delle costruzioni sono spesso maltrattati e mal retribuiti, anche se sono abbastanza ben organizzati. "Se mi chiede se c'è l'oppressione dei lavoratori in Turchia, la risposta è sì", ha detto sempre all’Indipendent Sharan Burrow, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati con sede a Bruxelles. "Ma i lavoratori turchi hanno paura di organizzarsi? No. I sindacati che hanno organizzato i lavoratori sono molto efficaci".
Un rapporto diffuso dal Chp, il partito popolare repubblicano, principale forza di opposizione turca, mostra che un totale di 21.800 lavoratori sono morti in incidenti sul lavoro nel paese da quando l'Akp (il partito di Erdogan) è arrivato al potere 16 anni fa. Secondo il rapporto, la Turchia guida l'Europa nel numero di decessi legati al lavoro, con quattro lavoratori che perdono la vita ogni giorno. Secondo il rapporto, i settori dell'edilizia, dell'agricoltura e minerario hanno il più alto numero di incidenti sul lavoro, dovuti alla rapida crescita di questi settori, alla concorrenza e alla mancanza di supervisione sulle condizioni di lavoro.