La Cgil Basilicata ha partecipato con una nutrita delegazione, oggi a Napoli, all’assemblea dei quadri e delegati “idee e proposte per il mezzogiorno e per la crescita del Paese”, all’interno del grande lavoro collettivo denominato “laboratorio Sud,” che ha preso il via a settembre nella terza festa della Cgil Basilicata.
"La Cgil lucana ha sollevato una serie di questioni decisive per il Meridione - si legge in una nota del sindacato - il taglio lineare della spesa pubblica che ha colpito doppiamente il Mezzogiorno dato che questo territorio rappresenta il 25% del Pil, il doppio del Nord; la mancanza di propensione all’esportazione delle imprese meridionali; i tagli alla spesa pubblica solo nel periodo 2008/2012 sono stati decisamente squilibrati a sfavore del Sud (6% Meridione – 1,4% Settentrione), con il risultato di un peggioramento di tutti i servizi pubblici, della riduzione di prestazioni sanitarie, di un peggioramento dell’offerta scolastica e formativa, di un affossamento dei Comuni che sono in gran parte finiti nel gorgo oscuro del default".
"Questi dati incontrovertibili e spietati non lasciano spazio per illusioni e ritardi - afferma la Cgil lucana - O si interviene con una programmazione di investimenti e progettuale oppure la condizione del Sud raggiungerà punti di non ritorno e l’incidenza sul sistema paese sarà ancora più pregnante".
A peggiorare il quadro la disoccupazione giovanile, che tocca oggi il picco del 44%, mentre il numero di giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano, non studiano, non seguono corsi formazione (Neet) hanno raggiunto il primato europeo del 22,25%. "Il panorama è sicuramente desolante - insiste il sindacato - anche se nel contempo può rappresentare un banco di prova ideale per sperimentare nuovi approcci, per trasformare la desertificazione economica e l’imbarbarimento dei rapporti di lavoro nelle pietre angolari da cui partire per sfruttare un approccio altro, centrato sul concetto di alta qualità del lavoro”.
L’unica via da percorrere, per la Cgil Basilicata, è quella in cui bisogna "riconsegnare al lavoro la dovuta centralità, ripensando lo sviluppo economico del Mezzogiorno in chiave qualitativa, strutturando nuovi indici, come l’apertura del mercato del lavoro alle donne ed ai migranti, il rispetto della qualità dell’ambiente, la stabilità dei rapporti di lavoro, investimenti in formazione e crescita delle competenze dei lavoratori".