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È una platea di lavoratori atipici e precari, quella dell'assemblea generale del Nidil Cgil, che si è svolta oggi (5 febbraio) a Roma nella cornice del Monk, il circolo Arci collocato a metà tra Tiburtina e Prenestina. Una periferia, appunto: ma lavoratori di periferia non vogliono essere queste figure, nelle loro realtà e aziende, e il sindacato di categoria rinnova il suo impegno per tutelarli con forza. Sul palco sono saliti tanti volti nel corso della giornata, raccontando le rispettive esperienze davanti al segretario generale del Nidil, Andrea Borghesi, e al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Proprio con lui alcuni di loro hanno dialogato in una serie di domande e risposte, con i precari a sollevare punti interrogativi e il leader sindacale a raccoglierli per aprire una riflessione.
La prima è stata Alida, una lavoratrice disoccupata di Macerata. “Sono una disoccupata stagionale – ha esordito -: prima di tutto voglio dire che essere disoccupata non è un dato esistenziale, ma un condizione che si verifica in un certo momento e luogo. I disoccupati hanno bisogno di spazi di incontri per organizzarsi e riprogettarsi, il sindacato deve rappresentare anche loro che sono ormai una società parallela. Come intende muoversi?”.
Così Maurizio Landini: “Il lavoro resta ancora oggi fondamentale nella definizione dell'identità di una persona e nella sua realizzazione. Quello che sollevi è un problema importante: ciò che deve fare la Cgil è battersi affinché il lavoro si crei e favorisca la realizzazione di tutti. Innanzitutto occorre rilanciare gli investimenti per costruire nuova occupazione. Bisogna poi tornare alle origini del sindacato, le Camere del lavoro devono essere il luogo in cui la persona va per risolvere i propri problemi. Oggi siamo così? Poniamoci questa domanda. Inoltre – ha proseguito – va discusso il tema di come si trova lavoro: serve un collocamento pubblico che funzioni. Formazione e conoscenza devono diventare centrali, chi è più formato trova un impiego prima e meglio: la formazione è un diritto e deve rientrare nell'orario di lavoro, serve un bel cambiamento anche da parte delle aziende”.
Il secondo lavoratore si chiama Giancarlo e fa il rider a Torino (qui la videointervista): “Sono un giovane precario che guarda al sindacato come l'unica organizzazione che può tutelare le nostre categorie, ovvero le più frammentate. Ultimamente, per noi rider, una sentenza del Tribunale di Torino ha aperto le porte alla possibilità di contrattazione collettiva. Come verrà spesa questa opportunità?”.
“Il sindacato esiste e ha ottenuto dei diritti perché si è posto il problema di mettere in discussione il mercato – ha risposto Landini -. Noi pensiamo che occorra porre vincoli sociali: il mercato non è neutro, ma dipende dai rapporti di forza tra datori e lavoratori. Il contratto nazionale è la mediazione tra lavoro e impresa che stabilisce i vincoli, ed ecco il punto: il ccnl rimane lo strumento di riferimento per il sindacato. Oggi i contratti devono devono allargare il loro campo di applicazione, per esempio al loro interno va regolato anche l'uso delle partite Iva”. In generale “le persone che lavorano insieme devono avere tutte gli stessi diritti”. Si pone poi il problema di “come riunificare la rappresentanza: nella nostra confederalità dobbiamo rappresentare chiunque lavori per vivere, anche se queste persone hanno interessi divergenti tra loro”. La solidarietà tra lavoratori “non è un'eredità genetica, si costruisce giorno per giorno”.
Ha parlato poi Elena, Rsu dei lavoratori in somministrazione al Pignone a Firenze, riassumendo la situazione della sua azienda: “All'inizio la proprietà ci ha negato un incontro, poi abbiamo iniziato un volantinaggio e una mobilitazione, quindi si sono tenute le votazioni e abbiamo istituito la Rsu dei somministrati. L'azienda però rifiuta ancora di incontrarci. Cosa può fare la Cgil per aiutarci ad esercitare la nostra rappresentanza?”.
Uno dei problemi è mettere insieme rappresentanze diverse, ha risposto Landini. “Se vogliamo un'azione contrattuale che abbia senso occorre dare la possibilità a tutte le forme contrattuali di essere rappresentate: è necessario quindi abbassare il baricentro dell'azione sindacale, ragionare dal basso. Ricordiamoci che in qualsiasi luogo di lavoro ci sono tanti contratti diversi, ma dall'altra parte vengono gestiti da un unico soggetto. In altre parole, è diviso e frantumato solo chi va a trattare con l'impresa. Il tema che si impone è quello di ricostruire un 'consiglio di fabbrica' delle varie Rsu presenti nello stesso luogo. Da poco abbiamo ricordato Guido Rossa: lui fu eletto nel consiglio di fabbrica dell'Italsider. Ebbene, nel suo primo intervento disse 'rappresento i lavoratori di questo reparto', riferendosi a coloro che lo avevano eletto dandogli fiducia. All'interno del consiglio Rossa operava insieme ai rappresentanti degli altri reparti, tutti con interessi differenti, e attraverso la discussione si trovava la sintesi per avanzare le proprie rivendicazioni esercitando la contrattazione collettiva. I tempi sono cambiati, naturalmente – ha concluso Landini -, ma anche oggi la nostra necessità è rimettere insieme i soggetti diversi”.
La nostra videointervista al rider
Video Mauro Desanctis