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Tra Milano e Roma 34 lavoratori licenziati, per una riorganizzazione aziendale fatta tutta all’insegna dell’abbattimento dei costi, a partire da quello del lavoro. Queste le intenzioni della Gfk, multinazionale delle ricerche di mercato, che nella mattina di oggi (mercoledì 28 febbraio) incontra a Milano i sindacati per discutere il piano di esuberi, che sta all’interno di un più vasto progetto di razionalizzazione che coinvolge tutte le sedi europee. A sostegno della vertenza i 400 lavoratori hanno indetto uno sciopero di otto ore e un presidio davanti all'Unione del Commercio, dove si tiene il vertice, a partire dalle ore 9.30.
Nell'ultimo incontro, avvenuto giovedì 15 febbraio, “la multinazionale – spiegano i sindacati - ha comunicato quelle che, secondo il loro punto di vista, sono le motivazioni che portano un'azienda di oltre 13 mila dipendenti a livello globale a non doversi dotare di un 'piano aziendale' di lungo respiro, sostituito da 'scelte strategiche' in divenire, una sorta di costante work in progress con un unico focus centrale: l'attenzione al cliente e non di certo l'organizzazione del lavoro”. Sindacati e lavoratori si dicono “consci delle difficoltà del mercato e della ripercussione dei processi di intelligenza artificiale”, ma non possono “accettare che le uniche risposte messe in campo siano dei licenziamenti”. I sindacati, inoltre, reputano “insoddisfacente la proposta economica di incentivazione all'esodo”.
Il piano di riorganizzazione della Gfk risale alla fine di agosto 2017, e ha già registrato l'opposizione dei lavoratori, che sono scesi in sciopero il 19 ottobre (per due ore) e l'11 dicembre (per quattro ore) scorsi. Per la Filcams Cgil, in particolare, la grande questione della vertenza è “la mancanza di un piano industriale strategico che possa salvaguardare l'occupazione e dare stabilità all'azienda, per soddisfare le sempre più crescenti e innovative ricerche quale core business aziendale in continua e veloce trasformazione”. E sottolinea “la preoccupazione dei lavoratori di fronte alle poche informazioni fornite e alle incertezze per il futuro”.