Il 28 dicembre del 1943 diversi spari esplosi all’unisono falcidiarono le vite di Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore, i sette fratelli Cervi. Stessa sorte per il loro compagno di lotta partigiana Quarto Camurri. Facevano tutti parte attivamente della Resistenza. Furono prima imprigionati e poi, dopo le torture, uccisi. Questa storia, a distanza di settantasette anni, viene raccontata attraverso gli occhi di un figlio, Adelmo Cervi: suo padre era Aldo, e quando fu ucciso Adelmo aveva solo 4 mesi.
L’ex-ragazzo di oggi ripercorre in “Io che conosco il tuo cuore”, libro scritto con Giovanni Zucca (edito da Piemme), la vicenda di una grande famiglia degli anni Trenta e quanto ne restò dopo la fucilazione: solo vedove e bambini indifesi di fronte alle durezze del periodo, alla miseria, ai debiti e anche alle maldicenze. Adelmo ripercorrerà questo scorcio di storia d’Italia lunedì 17 febbraio, a partire dalle ore 10, in un incontro con gli studenti del liceo classico Carlo Troya di Andria nell’ambito di una iniziativa organizzata dalla Flc Cgil Bat e dall’Anpi.
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”'. Con queste parole di Primo Levi la segretaria della Flc Cgil Bat, l’insegnante Angela Dell’Olio, spiega le motivazioni che hanno portato la federazione a promuovere questa iniziativa che coinvolge anche l’Anpi della Bat con la presenza del presidente, Roberto Tarantino. “I nostri ragazzi hanno bisogno di conoscere ciò che è stata la nostra storia contemporanea, di ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle le devastazioni del nazifascismo, dato che i nostri programmi scolastici non consentono uno studio approfondito e analitico proprio di quel segmento storico più vicino a noi e nel contempo più devastante, quali sono stati la seconda guerra mondiale, il nazismo, il fascismo, la nostra Resistenza”, riporta ancora la segretaria.
“Siamo grati al preside Michelangelo Filannino che ha accolto con entusiasmo questo incontro-dibattito tra Adelmo Cervi e i suoi studenti. Questa sensibilità non può che dare speranza alla scuola intesa come comunità educante che forma coscienze critiche nei nostri giovani per un futuro migliore in cui non ci sia spazio per discriminazioni, razzismo, violenza, odio. Se l’ignoranza genera il male noi combattiamo con le armi della conoscenza”. Così conclude Dell’Olio il suo intervento auspicando una “partecipazione più attiva e consapevole dei giovani alla costruzione del proprio futuro, alla lotta per una società più giusta che accolga la diversità come una ricchezza e non come un pericolo”.