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Migranti, accoglienza, uguaglianza, caporalato, diritti, negati e da riconquistare. Di questo, e di molto altro, si è parlato oggi, 13 ottobre, presso la Città della scienza di Napoli, durante l'iniziativa “Migrazioni: da cosa si fugge e perché. Nuove e vecchie rotte tra accoglienza, muri e paure”.
L'incontro è parte integrante del programma della IV edizione del premio Jerry Masslo, che si sta svolgendo in questi giorni in Campania. Sul palco della Città della scienza si sono alternati gli studenti di alcune scuole superiori di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, che hanno posto delle domande a Ivana Galli, segretaria generale della Flai, a Susanna Camusso, segretario generale della Cgil e a Don Alemanno, l'autore del fumetto 'Jenus' e delle vignette che hanno accompagnato l'incontro. A coordinare il dibattito, trasmesso in diretta da RadioArticolo1, è stata Alessandra Valentini, dell'ufficio stampa della Flai.
Rispondendo alle domande dei ragazzi, Ivana Galli ha subito sottolineato come negli ultimi tempi la condizione dei migranti nelle campagne italiane sia sensibilmente peggiorata. “L'alibi della crisi, in questo paese, sta giustificando tutto - ha detto -. Anche l'illegalità e la schiavitù. Noi, come sindacato, ci misuriamo tutti i giorni con questo problema. Per questo proponiamo iniziative come il premio Jerry Masslo. Perché la legalità e la diffusione della legalità, devono servire a rendere i cittadini più consapevoli di quello che sta succedendo”.
Il ruolo del sindacato, nella lotta al caporalato, è stato poi precisato da Susanna Camusso, secondo la quale bisogna “rendere più visibili le persone sfruttate”. Perché è la loro invisibilità a renderli schiavi. “Dei migranti - ha detto -, noi sappiamo come arrivano in Italia, grazie le immagini televisive degli sbarchi. Ma poi non sappiamo nient'altro. Non sappiamo cosa fanno, dove vivono, quali diritti sono loro negati. Se invece li si rende più visibili, diventano automaticamente più facili da difendere. È questo il nostro obiettivo”.
Un obiettivo che si è fatto ancora più difficile in un paese impoverito dalla recessione. La crisi infatti, secondo il segretario generale della Cgil, ha reso il percorso di integrazione dei migranti più complicato. “Perché è obiettivamente difficile fare in modo che le persone vedano l'immigrazione e la mancanza di lavoro in questo paese come due fenomeni distinti. C'è sempre il rischio che qualcuno pensi che chi viene qui sottrae il futuro ai nativi italiani. Bisognerebbe invece offrire delle risposte comuni senza mettere gli uni contro gli altri, perché dare un lavoro dignitoso ai migranti non ci rende più poveri”. Il nostro paese, in realtà, è più povero “perché non si è legiferato per creare lavoro”. Al contrario, “la politica adottata negli ultimi anni è stata sempre quella di contrapporre i diritti delle persone. Una politica della disuguaglianza, che non ci ha portato da nessuna parte. Noi invece vogliamo una politica dell'uguaglianza”.
“Quando si parla di migranti, infatti - ha continuato la leader di Corso d'Italia -, bisogna considerare anche che si tratta di persone che versano miliardi di contribui che non riscattano e che permettono di pagare le pensioni in essere”. I migranti sono inoltre coloro che “pagano le tasse in Italia, mentre ci sono molti italiani che non lo fanno”, mentre le loro attività “danno profitto alle imprese italiane”. Gli stranieri, insomma, “fanno parte dell'economia di questo paese, e hanno subito la crisi esattamente come gli italiani”. “Eppure non li vediamo, e continuiamo a far finta che siano qualcosa d'altro, qualcosa di diverso”. Anche da un punto di vista meramente egoistico, invece, “se non si difendono i loro diritti, si peggiora pure la nostra condizione”. “Perché la piaga del caporalato non riguarda solo il lavoro migrante, ma anche quello di moltissimi nativi italiani. La logica dello sfruttamento è uguale per tutti e peggiora la condizione di tutti”.
Il tema della diffusione incontrollata del caporalato è stato sottolineato anche da Ivana Galli. “Ad esser sfruttati - ha detto - non sono solo gli immigrati, ma anche le donne e i giovani che lavorano negli appalti, così come tutti i soggetti deboli. I caporali in questo paese non agiscono solo nelle campagne, ma pure nelle aziende che fanno lavorare le persone per pochi spiccioli”. “I caporali - ha continuato la segretaria generale della Flai - sono parassiti che succhiano il sangue delle persone che lavorano, anche se il fenomeno nel tempo si è trasformato. Oggi siamo di fronte a organizzazioni strutturate, molto spesso in mano alle mafie. Si tratta di un'economia parallela e malata, che produce un business con parecchi zeri”.
Per arginare tutto ciò, ha concluso Galli, il sindacato deve continuare a lottare per arrivare a delle leggi come quella in discussione alla Camera dei deputati il prossimo 17 ottobre. Il testo prevede, tra le altre cose, la confisca dei beni alle aziende colpevoli, l'arresto in flagranza di reato e l'indennizzo alle vittime. E' una norma che il sindacato spera “possa produrre dei risultati concreti”, e che è stata caldeggiata dalla Flai attraverso la campagna “Stop al Caporalato, coltiviamo la legalità”. “Il nostro lavoro è quello di fare in modo che le persone abbiamo più diritti. Se per per ottenere dei risultati servono azioni di lobbing come questa, le facciamo. Perché è indegno che in un paese civile si tollerino ancora fenomeni come quello dei caporali”.
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