Duemilaseicento dipendenti pubblici persi in cinque anni tra sanità ed enti locali. Per un risparmio che ammonta a 100 milioni, effetto anche del blocco dei contratti, rispetto alla spesa annua del 2009. A fare i conti la Funzione pubblica Cgil Fvg, che con la segretaria Mafalda Ferletti chiede alla Regione di investire sul personale: "Il che significa – spiega –risorse sulle assunzioni, sul contrato del comparto unico e sul sostegno alla mobilità del personale, già nella Finanziaria 2016".
La richiesta arriva da Cervignano, sede di un convegno convocato per fare il punto sulle riforme, alla presenza del segretario regionale Cgil Franco Belci, di Fabrizio Rossetti per la segreteria nazionale Fp e dei segretari provinciali della categoria. "È tutto oro quel che luccica?», si chiede la Fp. E la risposta è spesso negativa. Perché anche riforme che la Cgil condivide nei principi ispiratori come quelle della sanità e delle Autonomie locali scontano molti problemi nella fase di applicazione. Ecco perché la Fp e la Cgil guardano con preoccupazione alla partenza delle Uti, fissata per 2016. "Era una riforma necessaria – spiega ancora Ferletti – perché cresce il numero dei servizi che i Comuni, specie i più piccoli, non sono in grado di erogare. Ma il fatto che la legge sia già stata cambiata tre volte, senza perlatro che questo abbia evitato l’opposizione di quasi un terzo dei Comuni, mostra quanto sarà difficile rispettare la scadenza del 1° gennaio".
Preoccupato anche il leader della Cgil Fvg Franco Belci: "La riforma – spiega – funzionerà soltanto se le 18 Uti funzioneranno come grandi comuni, piuttosto che come piccole Province". Il rischio, anche per la Cgil, è di creare un nuovo livello istituzionale, invece di ridurre quelli esistenti. Belci, comunque, ribadisce che "una riforma andava fatta, anche se deve fare i conti da un lato con il centralismo regionale, dall’altro con la forza entrifuga dei sindaci", e riconosce alla Giunta regionale il merito di aver avviato un disegno riformatore "anche nel campo delle politiche industriali, totalmente ignorato nella precedente legislatura". Però adesso si tratta di dare gambe alle riforme approvate: "A partire dalla sanità – dichiara Belci –, con una Finanziaria 2016 che sarà la cartina al tornasole della volontà della Giunta di arrivare a una soluzione sul nodo del personale. Servono almeno 100 assunzioni subito, e bisogna cominciare a investire anche sul territorio, se è vero che esso rappresenta il baricentro del sistema. Se questo non avviene vuol dire che si è deciso di mantenere lo status quo: ci aspettiamo dunque che gli impegni dell’assessore Telesca trovino attuazione in sede di bilancio".
Quello delle assunzioni, quindi, resta il grande banco di prova della Giunta. "Perché le risorse risparmiate per effetto del blocco del turnover e dei contratti, 65 milioni nel comparto unico e oltre 30 nella sanità – sottolinea Ferletti – devono essere reinvestite per far decollare le riforme, nella consapevolezza che i servizi non si erogano senza personale. Personale che, nel caso della sanità, eroga ogni anno 400mila ore di straordinario, l’equivalente di 250 posti di lavoro, e rinuncia a 300mila giornate di ferie, dati 2014 alla mano". Ma personale significa anche contratti. E se i 300 milioni di euro di stanziamenti annunciati dal Governo sui rinnovi "rappresenterebbero al massimo una mancia", come ricordato dal nazionale Fabrizio Rossetti, Ferletti ricorda che sul comparto unico la competenza è regionale e che "i contratti vanno rinnovati, come ha ricordato la Corte costituzionale".
Altri temi caldi la riforma del comparto unico, la cui bozza iniziale ha lasciato quantomeno scettici i sindacati, che temono invasioni legislative in campo contrattuale, e l’assistenza, in particolare sul versante case di riposo:"Il nuovo regolamento approvato quest’anno segna un passo in avanti – ha detto Ferletti – ma sul sistema dei controlli scontiamo ancora pesanti ritardi, come dimostrano i recenti casi di cronaca. Ed è insufficiente anche il bilancio sulla formazione del personale, perché è vero che nel biennio 2012-2014 i corsi della Regione hanno portato 1.400 lavoratori alla qualifica di Oss, ma nel sistema operano 2.000 lavoratori senza qualifica, e che devono poterla ottenere attraverso percorsi pubblici di formazione".