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Quello alla salute è un diritto fondamentale oggi troppo spesso messo in discussione. Di questo si è parlato a “Democrazia è… diritto alla buona salute”, l’incontro moderato dalla giornalista Carmen Santoro, e organizzato a Lecce in occasione delle Giornate del lavoro della Cgil. Su un tema così attuale ed essenziale per la vita di ogni cittadino si sono confrontati Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, l’economista Maria Cecilia Guerra, Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, e la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori.
Il grande problema della sanità italiana è che oggi un esercito di persone non si cura per problemi economici. “E tutto questo – ha detto Rossana Dettori – non si concilia in alcun modo con il diritto alla buona salute dei cittadini sancito dall’articolo 32 della Costituzione”. Da anni la Cgil chiede che questo abbia luogo: “Siamo tra l’altro convinti che è anche un diritto dei migranti che arrivano sul nostro territorio, e che la carenza di garanzia alla salute sia un vulnus che parte dall’organizzazione del Servizio sanitario nazionale”. Per Dettori, i ticket e i superticket “sono uno di quei meccanismi che tengono fuori dalla cura milioni di persone”, ma per rilanciare il sistema “bisogna investire con decisione in risorse economiche e nel personale. Investire, anche risparmiando, ma soprattutto con la capacità di stare sul territorio”.
L’impianto del sistema sanitario è invece “sostanzialmente buono” per Carlo Cottarelli. “Prima della crisi – ha detto – la spesa sanitaria era aumentata rispetto al Pil, ma in linea con i Paesi più virtuosi. Questo almeno fino al 2008. Poi è il Pil che ha cominciato a scendere. Questo ha messo sotto pressione il Snn. I tagli, quindi, sono stati molto consistenti. In questa situazione diventa importante evitare gli sprechi”. Un obiettivo molto difficile da raggiungere, “anche perché il problema sta anche nel diverso grado di efficienza tra le regioni italiane. Con spese uguali, oggi, abbiamo rendimenti molto diversi. Quindi abbiamo la possibilità di aumentare la qualità dei servizi senza spendere di più. Questa è la sfida principale del sistema italiano”.
Per Maria Cecilia Guerra, invece, il finanziamento deve arrivare esclusivamente dalle tasse. “Il Servizio sanitario nazionale deve essere universale – ha detto –. I ticket sono uno strumento di tassazione che non è eticamente accettabile. La proporzionalità dei costi della sanità deve quindi pervenire dalla fiscalità generale”. Il Sistema sanitario italiano, in realtà, è stato per anni ai vertici delle classifiche internazionali di qualità. Questo, ha spiegato ancora Guerra, “soprattutto grazie alla sua grande accessibilità”. Ora invece l’impianto sta scricchiolando proprio perché in molti restano fuori. “È il caso del superticket, ma anche dei razionamenti ingiusti, come le enormi liste d’attesa, una piaga che colpisce i più poveri, proprio coloro che non possono permettersi di rivolgersi al privato”. Le difficoltà poi riguardano anche i farmaci innovativi distribuiti in maniera sbagliata per risparmiare, oppure il caso dei Lea, “ampliati ma fermi da ormai un anno perché la Ragioneria dello Stato fa ostruzione riguardo alla ripartizione tra le regioni”. Tutti segnali, questi, di un sistema “che sta diventando sempre più ingiusto”.
Per il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, invece, la “buona salute può arrivare dalla sostenibilità, dall’innovazione e dalla qualità del lavoro e dal lavoro di qualità”. La ricerca infatti deve essere sempre sostenibile, e anche se “la spesa farmaceutica e i prezzi dei farmaci in Italia sono tra i più bassi al mondo, l’accesso è calato”. “È un paradosso – ha detto –, come è un paradosso inaccettabile il fatto che lo Stato ha fatto un’enorme fatica a trovare i fondi per la ricerca sui farmaci innovativi, ma questi fondi poi non sono stati utilizzati. Anche questo vuol dire speco”.
“Quaranta’anni fa – ha concluso Rossana Dettori – abbiamo ottenuto un grande risultato con un Sistema sanitario nazionale giusto e di qualità. Non possiamo permetterci di tornare indietro a un sistema mutualistico che aumenterebbe ancora le differenze tra le persone. L’investimento in Sanità è fondamentale, perché produce equità”.
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