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... La sera lo trovavi parcheggiato sui viali più vicini al lungomare, spesso solo, altre volte con un amico, per fumare sigarette e chiacchierare al baracchino. Erano le loro sere spensierate sulla banda cittadina, la citizen band, la frequenza radio sui 27 Mhz che dà significato alla sigla Cb.
Su quelle onde era possibile ascoltare dialoghi pieni di riferimenti incomprensibili ma anche conversazioni banali. Come capita oggi sulle chat qualcuno utilizzava il mezzo per lavoro, altri per fare commenti sul tempo o su una bella ragazza appena passata per la piazza del paese. Un flusso di parole a cui tutti i possessori di una ricetrasmittente potevano partecipare. Le informazioni scambiate potevano anche salvarti la vita: chiunque in una situazione di pericolo poteva affidare alle onde radio il proprio Sos, ma l’incanto vero era riuscire a esprimersi con il codice proprio dei radioamatori. Tonino faceva largo uso di termini come barra mobile per identificare la sua Autobianchi, invitava i suoi amici per un verticale se intendeva incontrarli, salutava con un convenzionale dita negli occhi e calci negli stinchi prima di abbandonare il canale.
A Tonino non sembrò vero quando all’inizio degli anni ottanta poté comprare una radio vera, con tanto di studi e una frequenza che copriva una manciata di contrade tra Petrosino e Marsala. I suoi compagni della banda cittadina furono i primi ad essere coinvolti nell’impresa di Radio Studio. Bastava portarsi i dischi da casa per avere una fascia in palinsesto. Tonino e i suoi amici avevano una grande passione per le canzoni in falsetto di moda in quegli anni. Nelle trasmissioni imperversavano gruppi come Cugini di Campagna, Collage, fino ai mitici Teppisti dei Sogni di Piccolo fiore dove vai. Spesso uno stesso brano veniva trasmesso anche due volte nel giro di una manciata di minuti, contravvenendo ai princìpi basilari della messa in onda, in Italia, dettati dal flusso in onde medie di Radio Montecarlo.
Un filo rosso univa questa piccola emittente al mondo dei radioamatori: nella programmazione giornaliera erano disseminati centinaia di messaggi provenienti dalla comunità degli ascoltatori. Il deejay aveva soltanto il compito di aggregarli e ritrasmetterli. Durante il programma di liscio, la linea telefonica era rovente. Rapite da polke e mazurke, anche le casalinghe più sobrie rompevano gli indugi: sollevavano la cornetta e chiamavano la radio per dedicare una canzone a una vicina, un’amica o una parente. Le più morigerate lasciavano l’incombenza alle figlie che ne approfittavano per flirtare con il conduttore. Nel giro di qualche minuto, i saluti venivano letti da una voce leggermente impostata, caratterizzata da occasionali quanto ingenui scambi di consonanti (la T con la D, la C con la G). Certi giorni prendere la linea era impossibile: capitava quando il deejay decideva di rimanere al telefono con un’ascoltatrice soltanto. Il caso si risolveva generalmente con un appuntamento al buio, con reciproca facoltà di dileguarsi in caso di delusioni. Per Tonino gli affari andavano a gonfie vele e con la sua A112 passava da un negozio all’altro per riscuotere e stipulare nuovi contratti pubblicitari.
Erano gli anni delle radio libere. Cuore della comunicazione all’interno delle piccole comunità. Se un esame andava bene lo raccontavi alla radio, così se ti innamoravi o diventavi papà. Nelle case degli italiani c’erano un solo televisore, un unico apparecchio telefonico. La radio, diventata sempre più piccola grazie ai transistor, si conquistava il ruolo di personal medium, ti seguiva ovunque: in auto, sul posto di lavoro, in cucina, in camera, persino in bagno. Insomma, fatte tutte le debite differenze, era davvero un social network ante litteram.
A un certo punto, però, con la nascita della televisione la radio è stata data per spacciata; tuttavia, negli anni, essa è riuscita a rinnovarsi implementando le nuove tecnologie, portando all’interno dei propri linguaggi tutti gli altri mezzi di comunicazione e passando senza traumi dalla filodiffusione al satellite e al digitale. Unica missione: non smettere di fare interagire persone lontane tra loro.
Dopo gli anni novanta sono sopravvissute solo le emittenti che si sono dotate di un’organizzazione editoriale e commerciale. Le voci più piccole sono scomparse una dopo l’altra, rese anonime da una marea di acronimi, da palinsesti e playlist scopiazzati dai grandi network.
L’invenzione che ha assestato il colpo finale a buona parte delle radio libere è stato il telefono cellulare. Nell’era degli sms e di internet la società si è atomizzata, prodotti e contenuti si sono specializzati per incontrare il favore del pubblico. Regolate dal mercato, le emittenti che non sono riuscite a creare un proprio flusso identificabile sono state costrette a chiudere. Insieme a loro è scomparso il fenomeno delle dediche alla radio, i giovani hanno iniziato a comunicare con linguaggi e strumenti differenti ed è diventato desueto lanciare messaggi attraverso piccole emittenti ascoltate da comunità in cui ci si riconosce sempre meno. Nonostante questo la radio non è affatto morta.
La vera novità di questi anni è la perfetta ibridazione con internet. Oggi aziende e organi istituzionali si affacciano sul mercato editoriale con nuove emittenti tematiche; lo hanno già fatto la Rai, le università e un’infinità di associazioni senza scopo di lucro; ci sono le radio antimafia, quelle dei pazienti dei centri di salute mentale e così via.
La Cgil ha dato vita a RadioArticolo1, un’emittente che tra web e Fm apre uno squarcio sul lavoro, sulle mille forme di precarietà, sui diritti, sulla cittadinanza attiva. Radio 105, in occasione di eventi speciali, accende, con eccezionale flessibilità, canali dedicati a un solo personaggio, come Vasco, Madonna o Michael Jackson. Una miriade di contenuti diversi, per pubblici variegati che sul web riescono a informarsi e maturare le proprie opinioni fuori dai canali tradizionali. Grazie all’ibridazione con internet interagire non è mai stato così facile: è possibile confrontare in tempo reale le proprie idee con quelle espresse dal conduttore, ma anche controllare, correggere, puntualizzare.
Senza spostarsi dal terminale è possibile invitare i propri amici a collegarsi in diretta o consigliare loro di ascoltare il podcast reso disponibile al termine del programma, condividerlo su Facebook. Ogni trasmissione radiofonica è un evento in onda in simultanea (ma anche in differita) su tutti i terminali del mondo. Una magia che si ripete ogni volta che viene alzato il cursore di un microfono per portare nelle nostre case suoni, accenti, storie sempre nuove.
A Petrosino Radio Studio ha spento il suo segnale già da qualche anno. Oggi Tonino deve smanettare sempre più a lungo con la sua ricetrasmittente prima di trovare voci che gli facciano compagnia mentre fa la spola sul lungomare. La sera, però, non tira tardi come una volta: da qualche anno lavora in campagna. Non ha mai aperto un profilo Facebook.