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Oggi venerdì 23 gennaio, dalle 10:00 alle 12:30, gli operatori sanitari, medici e infermieri, manifestano assieme alla Fp-Cgil nei principali pronto soccorso del Paese (tra gli altri Roma Osp. San Camillo; Bari – Policlinico; Bologna - Osp. Maggiore; Firenze - Osp. Careggi; Milano, Osp. San Carlo; Torino - Osp. Mauriziano; Napoli - Osp. Cardarelli).
L'iniziativa “#ProntoSoccorsoKo” punta a mettere in luce le criticità del sistema, colpito da tagli alle risorse pesantissimi (31 miliardi di euro tra il 2011 e il 2015, a cui si aggiungeranno gli altri 4 previsti dalla Legge di Stabilità del Governo Renzi, che ricadranno sui bilanci regionali) e da un riduzione di personale senza precedenti (-23.500 operatori, di cui 5.000 medici, solo tra il 2009 e il 2013) colmata da un'esplosione del precariato (32mila gli operatori con contratti di lavoro “flessibili” a cui si aggiungono oltre 20mila tra collaboratori e consulenti, secondo gli ultimi dati della Ragioneria Generale dello Stato).
Un colpo mortale per il nostro servizio sanitario nazionale che, mentre vedeva indebolirsi la propria rete ospedaliera (posti letto passati in 12 anni da 4,7 ogni mille abitanti a 3,4, contro una media Ocse del 4,8), non ha riorganizzato l'offerta di servizi. A questo si aggiunge un forte invecchiamento del personale a causa del blocco del turn over, che ha impedito il ricambio generazionale. Nel caso dei medici, non viene riconosciuto nemmeno il diritto a un orario minimo settimanale di 48 ore con riposi diurni di 11, mancanza che ha visto l'Italia deferita alla Corte europea di Giustizia.
“Il personale è allo stremo e i cittadini si rivolgono ai pronto soccorso perché non sanno dove curarsi. Viaggiamo oltre i 24 milioni di accessi all'anno. Va costruita una rete territoriale alternativa – afferma Rossana Dettori, segretaria generale dell'Fp Cgil - attiva h24 e 7 giorni su 7. L'Italia ha una popolazione tra le più anziane del pianeta. In tutto sono 18milioni i cittadini con patologie croniche e di questi 2,3 milioni sono non autosufficiente. Pensiamo davvero di fare cassa sulla salute con questi numeri? Serve una vera spending review che reinvesta in servizi, ad esempio colpendo le sacche di spreco dovute alla medicina difensiva. Quasi 10 miliardi di euro in spese mediche inappropriate. C'è poi tutto il capitolo degli appalti, un vero e proprio buco nero. Le soluzioni ci sono. Serve la volontà politica e un bagno di realismo”.
aggiornato il 23/01 alle 10.00