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Il rinnovo dei contratti del pubblico impiego è l’argomento principale dell’intervista a Michele Gentile, responsabile settori pubblici Cgil nazionale, trasmessa oggi (lunedì 20 giugno) da RadioArticolo1. “È passato un anno da quando la Consulta ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti pubblici, ma non è cambiato niente. Oltretutto, dopo sette anni di blocco e con 300 milioni messi a disposizione dalla legge di Stabilità, non si può rinnovare nulla: parliamo di 5 euro di aumenti procapite spalmati per il triennio 2016-18! – ha denunciato il dirigente sindacale –. Con i rinnovi, vogliamo tornare a contrattare le condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici, dopo la sbornia antisindacale della riforma Brunetta. Anche in ragione della sentenza della Corte costituzionale, i lavoratori pubblici non possono essere soggetti passivi di una riforma fatta in nome di un disegno che non è assolutamente chiaro, con messaggi contro di loro, dall'assenteismo ai ‘furbetti’ del cartellino, come se in realtà il problema del lavoro pubblico fosse solo quello. I furbetti, che - va sottolineato -, restano un’esigua minoranza, vanno colpiti con provvedimenti legislativi che non creino più pasticci di quanti ne risolvano, ma poi c'è bisogno di contrattare orari, occupazione, salario. La ‘Brunetta’ ha messo per legge il primato del principio dell'unilateralità, in cui è il soggetto pubblico che decide a chi dare i soldi e come darli. Tutto ciò porta a un'idea di pubblica amministrazione dove c'è un soggetto che comanda e gli altri sono tutti servi sciocchi”.
“Se cala il potere d’acquisto dei lavoratori non ripartono i consumi – ha detto l’esponente Cgil –; questo vuol dire che l'unica ripresa possibile è sui mercati internazionali, che scontano però un rallentamento generale. Il rischio di una stagnazione è ancora assai forte in Italia, ed è chiaro che il blocco dei contratti di tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici ha causato una riduzione del valore delle retribuzioni, allontanando ancor di più crescita economica e sviluppo industriale. La Corte dei Conti afferma che c'è una riduzione del valore del salario dei pubblici e che tutti i settori della pubblica amministrazione hanno pagato un costo alla crisi e al risanamento dei conti del Paese divenuto insopportabile, in termini di blocco del salario e del turn over. Ciò sta determinando poi un invecchiamento precoce nella pa: la metà dei dipendenti ha un’età media superiore ai cinquant’anni”.
“La legge Madia aveva bisogno di tredici decreti legislativi, ma finora ne sono stati varati solo quattro – ha rilevato ancora Gentile –. Mancano quelli più importanti, su lavoro pubblico, dirigenza, riorganizzazione delle amministrazioni centrali sul territorio, in pratica l’assetto dell’amministrazione. E la dichiarazione del Presidente del consiglio dopo l’approvazione del decreto contro i furbetti - ‘0ggi l’Italia è più semplice e andiamo veloci’ - è solo una battuta futurista! Per chi falsifica gli strumenti di accertamento della presenza, facendosi cioè timbrare il cartellino o manomettendo il badge, scatta il reato penale, come da prassi. Ma non si tratta di andare più veloci nel colpire i colpevoli, anche perché, nel caso di un provvedimento rivelatosi infondato, mentre nel frattempo la notizia è finita sui giornali, il dipendente potrà avvalersi rivolgendosi alla magistratura, invocando il danno d’immagine”.
“La riforma Madia prevede che solo i dipendenti pubblici con redditi bassi possano prendere gli aumenti – ha aggiunto il sindacalista –. Ma che significa? È il ministro che decide come si fanno i contratti e a chi si applicano? In tal modo, vuole dare un atto d’indirizzo all’Aran? Il ccnl è uno strumento pieno e fondamentale, non residuale, perché riguarda i diritti comuni di tutti i lavoratori. C'è una strana assonanza fra quello che succede nel pubblico e in alcuni settori del privato. Federmeccanica propone esattamente la stessa cosa nel ccnl dei meccanici. Dunque, siamo di fronte a una sorta di accanimento contro il contratto collettivo nazionale: per giunta, nel pubblico impiego quella che nel privato è considerata un obiettivo - la valorizzazione della contrattazione di secondo livello -, nel pubblico è bloccata. Quindi, per applicare la sentenza della Corte bisogna dare la possibilità alla contrattazione nazionale e decentrata di dispiegare i propri effetti, da un punto di vista economico e normativo. Se questa è l'intenzione di Renzi, e se la Madia vuole proseguire con la ‘Brunetta’, tenendo fermi i 300 milioni, per poi distribuirli in modo assolutamente innaturale, la risposta del sindacato non potrà che essere una nuova mobilitazione”.
“Per il Forum della pubblica amministrazione della Cgil, in programma il 23 giugno (Roma, Centro congressi Frentani) – ha concluso Gentile –, pensiamo di organizzare una giornata di lavoro, che verrà aperta da una tavola rotonda di carattere politico, cui abbiamo invitato anche il ministro Madia, alla presenza del segretario generale Cgil, Susanna Camusso. Poi lavoreremo su tre focus: il primo è il cosiddetto ‘modello Leopolda’, che riguarda la cittadinanza digitale, cioè le innovazioni che si stanno introducendo nella pubblica amministrazione in tema di digitalizzazione, sia pur con gravi ritardi, se è vero che, secondo una ricerca Ocse e Banca mondiale, solo il 24% degli italiani è passato negli ultimi tre mesi su internet e on line per accedere ai servizi della pa. Gli altri due focus riguarderanno la trasparenza amministrativa e il rapporto fra lavoro e dirigenza”.