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Sarà un 25 aprile diverso, per ovvi motivi. Primo fra tutti, il fatto di non poter essere vicini fisicamente, non poter sfilare insieme per le strade e le piazze di quell’Italia che nel 1945 riuscì a liberarsi dal sangue e il terrore seminati dal nazifascismo durante la seconda guerra mondiale, grazie al sacrificio e il coraggio degli uomini e le donne della Resistenza, che non fu soltanto la lotta armata dei partigiani, ma la partecipazione di un popolo. Oltre le innumerevoli piattaforme online organizzate con l’intento di celebrare comunque i 75 anni, per dare il proprio contributo l’editore Ediesse in questi giorni regala ai suoi lettori una riedizione di due Ebook, “Il comandante Bulow” e “Salvare le fabbriche”, che riportano entrambi a due rinascite, due autentiche liberazioni che appartengono alla nostra storia.
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Il primo volume, scritto da Edmondo Montali con la prefazione dell’ex presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia, ricostruisce la vicenda politica e parlamentare di Arrigo Boldrini, prima ancora comandante partigiano alla guida della 28ma Brigata Garibaldi Mario Gordini, che operò nella provincia di Ravenna e nella Regione Veneto durante il biennio ’43-45. Il suo nome di battaglia è rimasto per sempre legato alla strategia militare messa in campo, vale a dire lo spostamento del conflitto contro i nazifascisti dal suo terreno naturale, la montagna, alle campagne della Bassa, inventando un tipo di guerra partigiana che non si riteneva possibile. Membro della Consulta e della Costituente, Boldrini è stato vicepresidente della Camera dal 1968 al 1976, poi senatore della Repubblica fino al 1994 e presidente dell’Anpi sino al 2006, due anni prima della sua morte. Attraverso le pagine di questo libro possiamo così ripercorrere la ricchezza e la profonidtà di un’esistenza per molti versi difficile e complessa che ci riconduce alla nascita e allo sviluppo della Repubblica italiana, di cui Arrigo Boldrini fu a pieno titolo un padre fondatore.
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Nella collana degli annali della Fondazione Di Vittorio troviamo invece “Salvare le fabbriche. I lavoratori a difesa dei macchinari e delle grandi infrastrutture dalla furia dei nazisti in fuga”, una vicenda forse poco conosciuta che molto racconta degli avvenimenti di quegli anni, con particolare riferimento al mondo del lavoro. Si accennava a come l’impegno armato nelle formazioni partigiane sia stato accompagnato dall’azione capillare e diffusa di tanti italiani, compresi i lavoratori che rischiarono la vita per salvaguardare i macchinari delle fabbriche e le infrastrutture civili e di collegamento dai piani di distruzione predisposti dai nazisti una volta sconfitti, prima che lasciassero l’Italia. Questo è il cuore del libro, realizzato nel 2005 a Genova dalla Fondazione Di Vittorio nel quadro delle iniziative con le quali, in occasione del sessantesimo della Resistenza e della Liberazione dell’Italia, viene proposta un’ampia e approfondita analisi critica degli eventi di quel tempo e dei loro protagonisti tra cui i lavoratori, che opponendosi ai tedeschi per salvare fabbriche e infrastrutture rinnovarono con il loro impegno il ruolo nazionale che il movimento dei lavoratori e la classe operaia italiana hanno in seguito rappresentato per se stessi e per il resto del Paese.
Avvenimenti che riportano alla memoria e alla nostra più stringente attualità, che oggi significa la battaglia a sostegno della propria condizione e della propria identità, oltre che trasmettere allora il messaggio di un atto di fiducia nei confronti di un’Italia finalmente libera e proiettata verso il futuro; un futuro che oggi, in questo 25 aprile, sembra più fosco che mai.
L’iniziativa dell’editore Ediesse tende a recuperare proprio quanto i due libri in omaggio a modo loro contengono, uno spirito italiano costruito dalle macerie post belliche e progressivamente perduto nel tempo, ora tanto evocato da più parti, spesso in nome di un patriottismo da salotto, utilitaristico, che conviene a una politica fatta di piccole cose che in alcuni casi, approfittando di questa irreale quotidianità entro la quale siamo costretti a muoverci, vorrebbe trasformare la Festa della Liberazione in una giornata “di tutti i caduti, anche del coronavirus”, tentando per l’ennesima volta di mescolare le carte, oltre che i morti.
Ma la documentata realtà della Storia, quella con la maiuscola, fortunatamente viene custodita da libri come questi, a disposizione di chiunque coltivasse ancora il desiderio di conoscerla davvero.