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Non è stata una scelta casuale, quella della Cgil Puglia, di tenere nella sala consiliare del Comune di Cerignola una 'due giorni' di dibattito attorno alla figura di Giuseppe Di Vittorio, nel 62esimo della sua scomparsa, avvenuta il 3 novembre 1957 a Lecco. Di sviluppo, di lavoro, ma anche di legalità, si è parlato nell’aula dell’amministrazione comunale, recentemente sciolta dal ministero dell’Interno per condizionamento mafioso. Il quarto comune in provincia di Foggia con la stessa sorte nell’arco di due anni.
“Il peso delle organizzazioni criminali nella Capitanata è insostenibile, condiziona le possibilità di sviluppo – ha spiegato Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia –. L’aula del consiglio comunale a Cerignola è intitolata a Di Vittorio, abbiamo voluto con le nostre iniziative marcare una presenza forte della nostra organizzazione sul versante della legalità e del contrasto alle mafie”.
Il 'filo rosso' è il titolo scelto dalla confederazione regionale, che nell’appuntamento di ieri, 3 novembre, ha affrontato l’attualità delle intuizioni di Di Vittorio, a partire dal Piano del Lavoro, nel 70esimo anniversario della sua stesura. “Dalla capacità di essere sindacato di programma al lavoro, il buon lavoro, per uscire dallo sfruttamento, dal ricatto, perché chiunque possa rivendicare diritti, quindi strumento fondamentale per affermare pienamente democrazia e legalità. In Puglia le economie illegali valgono il 19% del Pil, che significa 5,5 miliardi di euro l’anno sottratti alla collettività”, ha continuato il leader della Cgil regionale.
Oggi, 4 novembre, stessa location scelta per svolgere l’assemblea generale della Cgil Puglia, allargata a quadri e delegati che sono arrivati a Cerignola da tutta la regione. “Abbiamo chiuso nella città che ha dato i natali a Peppino Di Vittorio un lungo percorso di assemblee partito a luglio – ha detto ancora Gesmundo –. L’abbiamo chiamato 'il lavoro si fa strada', questo straordinario momento di incontro e ascolto dei lavoratori e dei pensionati, andando nelle aziende, nelle leghe, nelle piazze, per rafforzare il legame con la nostra base. Gli stimoli, i contributi di merito, anche la passione che ci hanno trasmesso, ci spinge a proseguire su questa strada e a trasformare le istanze in elaborazione politica”.
Ed è riecheggiata anche nel corso dell’assemblea l’attualità del pensiero di Di Vittorio. “Parlarne - penso al Piano del Lavoro -, non può mai essere mera celebrazione. Nel piano del 1949 un elemento centrale per risollevare l’economia del Paese, in particolar modo dei territori del Mezzogiorno, era rappresentato dalla quota di investimenti pubblici, ecco la straordinaria attualità di Di Vittorio. È quello che ancora oggi chiede la Cgil, un forte protagonismo dello Stato per realizzare infrastrutture materiali e immateriali, per rilanciare l’economia e l’occupazione, sostenendo l’innovazione e l’occupazione di qualità”, ha aggiunto il dirigente sindacale.
Nel corso dell’assemblea, numerosi gli interventi di delegati e delegate dei luoghi di lavoro, che hanno offerto uno spaccato della crisi che attraversa il sistema produttivo pugliese ma anche delle conquiste che l’azione sindacale ha conseguito, in particolare in alcuni settori caratterizzati da forte precarizzazione come quello dei call center. Ma anche testimonianze di settori innovativi e trainanti nell’economia regionale che però risentono di una carenza di politiche industriali a livello Paese.
A chiudere i lavori, l’intervento del segretario nazionale Cgil, Ivana Galli. “Parlare di sindacato di strada, di contrattazione inclusiva, è affermare una vicinanza anche fisica ai nostri delegati. Spesso, abbiamo la difficoltà di spiegare bene a tutti gli iscritti le cose che facciamo quotidianamente, l’impegno che c’è a ogni livello, in ogni struttura. Ecco, quella sperimentata dalla Cgil Puglia è una modalità di lavoro che va rafforzata, deve essere la priorità, stare sempre di più nei luoghi di lavoro oggi in sofferenza, per un sindacato più forte e lavoratori più uniti. Lo richiedono i tempi che stiamo attraversando".
"Siamo un Paese fermo, che non cresce, centinaia di vertenze al tavolo del Mise dopo vent'anni di crisi, hanno parcellizzato produzione e occupazione e spinto una competizione non sugli investimenti o sull'innovazione, ma sul costo del lavoro. Serve intervenire sulla legislazione del lavoro per far riemergere quello sommerso, semplificare la giungla contrattuale, ripristinare principi di diritto universali. Tutto questo, reclama un sindacato responsabile e in campo, che deve far sentire la sua voce, quelle che sono le nostre proposte”, ha concluso l'esponente confederale.