PHOTO
“Siamo a un tornante molto delicato nei rapporti tra la Grecia e l'Unione europea, per gli sviluppi della moneta unica e della intera area economica dell'euro, quindi bisogna guardare a questo appuntamento con rispetto e con un atteggiamento non di partigianeria”. Così il responsabile delle politiche europee e internazionali della Cgil, Fausto Durante, commenta su RadioArticolo1 (nel corso di Italia Parla) la 'settimana greca' che si apre dopo la rottura delle trattative tra il governo Tsipras da un lato, e Commissione europea, Banca centrale e Fondo monetario internazionale dall'altro.
Atene ha indetto un referendum per il 5 luglio, nel quale chiede ai cittadini greci se accettare o meno i piani imposti dall'Europa. La partita non è solo economica: da un lato c'è una popolazione allo stremo, e il patto di Syriza con la promessa di mettere fine alle politiche di austerità attraverso scelte alternative come la lotta all'evasione o una tassazione più forte sui grandi patrimoni; dall'altro c'è un'Europa che entra a gamba tesa nella politica nazionale di uno dei suoi stati membri e sembra ammonire tutti che l'unica via possibile è quella neoliberista. Da qui la decisione di ricorrere alle urne, presa dal governo ellenico.
“Certo – commenta Durante - l'esito del voto e l'atteggiamento che avranno le autorità europee rispetto agli sviluppi è tutto da verificare, però intanto si può dire che c'è la necessità che la gente si esprima e che possa dire in modo libero la propria opinione”.
“Il punto – prosegue - è molto semplice. Quando si fanno pronunciare i cittadini su scelte importanti, è sempre un fatto democratico importante. Ora è evidente che il governo Tsipras si è assunto responsabilità impegnative, decidendo di non assecondare più fino ai livelli ritenuti non tollerabili le politiche di austerità, le scelte improntate al rigore contabile, al sacrificio sempre indirizzato nei confronti delle fasce più deboli della società e delle persone che lavorano. E' chiaro che questa scelta ha delle conseguenze molto gravi, molto impegnative e, essendo una scelta di tale rilevanza, voler sentire il polso della popolazione, voler vedere confermato oppure bocciato un orientamento così importante e così gravido di conseguenze per i cittadini e per lo Stato greco mi sembra una scelta saggia”.
Alla domanda se l'Europa in un certo senso non stia chiedendo ai greci di sfiduciare il governo democraticamente eletto, Durante risponde che si tratta di “un tema molto delicato che chiama in causa la natura e la caratteristica costitutiva dell'Unione europea. Noi – spiega il dirigente Cgil - abbiamo nel corso degli anni costruito una comunità di persone libere e di governi democraticamente eletti che si impegnano a coordinare l'insieme di politiche, da quelle monetaria a quelle economiche a quelle sociali, a quelle del lavoro, ma la dimensione che è prevalsa fino a questo momento è esclusivamente quella economica. Nel momento in cui uno Stato dell'Unione, sia pure provenendo da una storia molto difficile, sceglie di provare a tracciare un percorso nel quale al primo posto non ci siano gli interessi delle banche, della speculazione finanziaria, delle grandi multinazionali ma il ritorno a condizioni di vita accettabili per milioni di cittadini, in Europa si verifica un corto circuito”.
Per Durante “il punto su cui si gioca il destino dell'intera area dell'euro” riguarda proprio la scelta fatta dalla Grecia di “dare una prospettiva di uscita da una situazione terribile a una intera popolazione” attraverso, però, “una politica economica diversa”. E i veti degli organismi internazionali hanno creato una situazione “davvero paradossale, nel senso che non dobbiamo dimenticare che Syriza in Grecia non è arrivata al potere attraverso un colpo di Stato, è arrivata al governo attraverso un voto democratico e un pronunciamento dei cittadini e sulla base di un programma politico, chiaramente alternativo al mainstream in vigore a Bruxelles e a Francoforte”.
“Juncker, gli altri decisori europei, chi si sta occupando del dossier Debito greco – prosegue il dirigente Cgil -, dovrebbero partire da questo semplice presupposto. Invece mi pare che si tenda da parte di questa Europa a considerare il pronunciamento e la formazione legittima di un'opinione pubblica a livello nazionale come un fatto da contestare e da condannare. Se alcuni esponenti pensano che in Grecia si debba cambiare maggioranza politica perché così non si riesce a attuare il piano di Bruxelles e delle istituzioni europee, siamo a uno snodo fondamentale per la democrazia. I cittadini, in Europa, sono liberi di esprimersi oppure no? Se prevale l'idea per la quale ci si può esprimere solo e esclusivamente con il placet della Banca centrale o della Commissione europea, siamo a una limitazione della democrazia che onestamente non è quello che avevamo messo in conto quando decidemmo di aderire al progetto europeo”.
Nonostante la volontà del popolo greco e le tante opinioni importanti di economisti e uomini di pensiero, che sostengono che la Grecia ha il diritto di provare a trovare un'altra strada”, si va affermando – prosegue Durante - “una volontà punitiva che ha come unico obiettivo quello di allineare anche l'anomalia' greca al comportamento politico generale. È un messaggio molto grave, perché se passa un'idea di questa natura si accetta il fatto che si possono eleggere governi di qualunque orientamento nell'Unione europea”, ma tanto “la politica deve andare a senso unico, ossia in direzione delle scelte di Bruxelles e di Francoforte. Ecco questa è l'Europa che noi non vogliamo. Non è un problema che riguarda solo i greci”.
In queste ore si sta costruendo una mobilitazione internazionale a favore della Grecia. Riepiloga Durante: “In Grecia ci sono iniziative di mobilitazione e occasioni di riunioni e di confronti tra forze sociali, forze dell'associazionismo e della cultura che hanno costituito il cartello Salviamo la Grecia, salviamo l'Europa. Ci si è incontrati il 27 (giugno, ndr) ad Atene per stilare un documento comune e ora questo documento sta circolando e sta raccogliendo adesioni importanti di personalità e di organizzazioni. Abbiamo una presa di posizione molto netta della Confederazione europea dei sindacati che chiede di dare una chance al popolo greco e chiede di verificare la possibilità di una politica economica diversa da quella proposta da Juncker. Discuteremo di questa situazione e proveremo a tracciare una ipotesi di percorso alternativo da parte delle forze sindacali a Serravalle Pistoiese. Il 3 luglio – conclude Durante - i segretari generali e i presidenti di alcuni dei più importanti sindacati europei, quello italiano, quello tedesco, quello britannico, quello spagnolo, si ritroveranno per discutere proprio di Europa del lavoro, di Europa sociale, prospettive del sindacato del caso Grecia e non escludo che in occasione della giornata di Serravalle si possa lanciare una iniziativa congiunta in Europa di tutto il sindacato sulla Grecia”.