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Le borse rimbalzano, la Banca centrale europea e la Commissione correggono il tiro, aprono alla flessibilità. A riguardo abbiamo sentito l’economista Riccardo Realfonzo, il quale ha firmato sul Financial Times, insieme con i colleghi Emiliano Brancaccio, Mauro Gallegati e Antonella Stirati, un testo dal titolo Con o senza l’Europa: gli economisti italiani per un piano anti-virus.
“È chiaro - spiega Realfonzo - che ne giorni scorsi abbiamo assistito a una reazione fortemente speculativa nei mercati finanziari, ma anche emotiva, dovuta anche alla risposta assolutamente insufficiente che ha dato la BCE. Certo, i tassi in Europa sono prossimi allo zero, lo spazio di manovra è risicato, ma la presidente della Bce Lagarde non ha fatto ciò che avrebbe dovuto: comportarsi veramente da prestatore di ultima istanza, intervenire assicurando i mercati che le corse speculative contro il debito pubblico sovrano italiano non hanno alcun senso, perché la BCE stessa garantisce il debito del nostro Paese. E nemmeno sarebbe sufficiente: nel chiarire il compito delle politiche fiscali la BCE dovrebbe dare disponibilità ad acquistare titoli del debito pubblico europeo, gli eurobond, con i quali andrebbe finanziato un piano anti-virus su scala europea. In una situazione così grave è di questo che abbiamo bisogno. Un grande piano europeo che punti subito a rafforzare la sanità pubblica, che eviti il fallimento delle imprese e sostenga la famiglie, e che poi metta in campo massicci investimenti pubblici, a iniziare dalle infrastrutture sociali, per rilanciare la crescita”.
Realfonzo, analizzando poi l’inedito scenario attuale determinatosi con lo stato d’emergenza dovuta alla diffusione da Covid-19, ci spiega che la complessità degli eventi rende molto complesse le previsioni. Si hanno a disposizione alcuni studi sugli effetti delle pandemie, che però generalmente considerano impatti solo temporanei, limitati a uno o massimo due trimestri. “A ben vedere però c’è anche uno studio del 2006 realizzato proprio dalla Commissione Europea - afferma l’economista - che tratta gli effetti possibili di una pandemia particolarmente severa le cui ricadute sul Pil, in casi gravi di blocchi della produzione e pesanti ricadute anche sulla domanda, possono arrivare anche una contrazione di 4 punti. Secondo quello studio gli effetti sono ancora più gravi se i mercati finanziari registrano perdite di almeno il 10% per un significativo lasso di tempo. La situazione attuale è simile a quella appena descritta, se non più grave. Noi in questi giorni assistiamo a perdite complessive in borsa nell’ordine del 30% e l’attività produttiva è in buona parte ferma per le radicali misure contro la diffusione del virus”.
Per Riccardo Realfonzo l’avvitamento così rapido della crisi dipende dal fatto che la pandemia interviene “su di un tessuto produttivo fragile e un sistema macroeconomico internazionale pieno di squilibri e questioni irrisolte. In Europa, in particolare, dopo la crisi del 2008 i processi di divergenza tra i Paesi si sono accentuati, il sistema dei vincoli alla spesa e la mancanza di coordinamento delle politiche fiscali ha prodotto gravi danni, e altre questioni, come l’unione bancaria, sono restate senza soluzione. Non a caso, nell’ultimo trimestre 2019 l’eurozona è rimasta sostanzialmente ferma e l’Italia ha registrato una caduta del pil. Non abbiamo appreso la lezione del 2008”. Il docente dell’Università del Sannio, viene quindi all’esperienza che gli italiani stanno vivendo sulla propria pelle in questi giorni: “in molti solo ora comprendono quanto sia stato erroneo tagliare le risorse per la sanità pubblica e per la ricerca”.
Ma in questa crisi chi ci guadagna? “In questi giorni abbiamo osservato il dispiegarsi di una gigantesca speculazione sui mercati finanziari – spiega Realfonzo – dove l’hanno fatta da padrone le vendite allo scoperto e le scommesse al ribasso. Giovedì la borsa di Milano ha segnato il suo record negativo, con un meno 17%. L’intervento della Consob, che ha bloccato alcune compravendite, è stato debole e tardivo. In queste circostanze straordinarie occorre applicare l’articolo 65 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che consente il controllo dei movimenti internazionali dei capitali e impedisce le fughe dei capitali. La speculazione va fermata”.
La conclusione di Realfonzo è lapidaria: “Se anche con la crisi del coronavirus l’Europa non si sveglia, se continueranno a prevalere dogmi liberisti e incompetenze, il fallimento definitivo dell’esperienza dell’unione monetaria si avvicinerà”.