Lo spread dei titoli italiani rispetto a quelli tedeschi è superiore a quello dei bond spagnoli e prossimo a quelli greci. Ai massimi livelli dalla nascita dell’euro insomma. Basterebbe questo per capire come la crisi del debito italiano venga vista dai mercati. Un disastro. Eppure l’Italia non è certo la Spagna e tanto meno la Grecia. Il debito pubblico è alto certo, ma quello privato no, minore di Inghilterra, Francia, Germania, Stati Uniti, Giappone, il sistema bancario è solido, l’apparato industriale, benché un po’ sofferente, è ancora saldamente il secondo in Europa votato per di più all’esportazione. La ricchezza complessiva del paese è molto, ma molto maggiore del debito pubblico, circa otto volte. Un tale spread non ha quindi alcuna ragione oggettiva. E’ la fiducia che manca, la credibilità. La fiducia nella politica, la fiducia in un esecutivo capace di portare uno straccio di soluzione per la riduzione del debito e la crescita, in un esecutivo che faccia qualcosa, anche di piccolo, per avviare a soluzione le ataviche debolezze del nostro paese peraltro aggravatesi negli ultimi anni di non governo, un esecutivo insomma che si occupi dei problemi veri. Conoscendo lo spessore della nostra politica, sia l’Europa, che i mercati scommettono che oltre il bunga bunga non si andrà. Da qui si giustifica lo spread. Ed è sufficiente una fugace carrellata sui maggiori quotidiani esteri per rendersene conto.
Scrive Wall Street Journal di fine Agosto “.. in passato le buffonate di Silvio Berlusconi hanno danneggiato l'Italia. Oggi potrebbero danneggiare l'intera zona euro. L’Europa potrebbe finire per pagare un prezzo elevato a seguito del teatrino della politica italiana. Le ripetute modifiche del primo ministro italiano alla manovra da 45,5 miliardi di euro, sono state necessarie per tamponare il rischio di un buco di bilancio e mettono in luce le perenni debolezze dell'Italia: la politica e la crescita. Roma dovrebbe prendersi una vacanza dalla politica. L'inclinazione del primo ministro italiano ai colpi di teatro non è in sintonia con la crisi che richiede una leadership politica ferma e un piano chiaro …”. E come se non bastasse fa eco il Financial Time che titola “La crisi porta a galla le debolezze dei principali attori della commedia italiana. Al ritorno dalle vacanze estive, gli italiani si trovano di fronte una maggioranza di governo «impantanata» sulla manovra economica sulle cui misure prevale ancora il caos. La disfunzionale e scandalistica coalizione di governo di Silvio Berlusconi è infatti ancora in disordine e infangata nelle dispute sull'aspetto finale che dovrà avere il pacchetto di austerità di emergenza”. Ancora l’Economist che in diverse edizioni ha titolato “Silvio Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia” e ancora a tutta pagina lo scorso mese “Un uomo che ha fottuto un intero paese”. Per non parlare di “The Guardian”, in diverse occasioni e “Stern”, giusto per fare qualche nome.
Del resto come dar loro torto. Il Presidente del Consiglio ci ha appena definiti un paese di m… in una intercettazione telefonica. Il “nostro” presidente del consiglio intendo un “unicum” anche in questo, nessun leader ha mai fatto tanto sull’intero globo, con tale disprezzo. Oltre la cucina, il vino, la Ferrari, il Rinascimento, l’Arte, Fellini siamo ormai riconosciuti nel mondo per il Cavaliere e per Totò. Ormai è un tiro al piccione fin troppo facile, una sassaiola di insulti e risa da ogni dove. Ma da ridere c’è davvero poco, questa volta si fa sul serio per questo bisogna allontanarlo, velocemente, per la nostra sopravvivenze e quella del nostro paese, per questo, caro Cavaliere, almeno una cosa potrebbe farla, una cosa seria voglio dire. Mantenga le promesse, lasci questo paese puzzolente, non perda tempo lei che è del “partito del fare”, se ne vada con gli Apicella, la Brambilla e il suo cane, Gasparri, Dell’Utri e Cosentino, se ne vada con tutto il pantano in cui ci ha condotti, con Lele Mora e il partito dell’Amore, con gli evasori sempre più ricchi e gli onesti sempre più poveri, si porti dietro il peggior governo di sempre, quello delle tasse, della corruzione e del malaffare, delle panzane, delle prostitute, del conflitto di interessi, dei processi, delle barzellette e delle gaffes, si porti anche tutta la pletora di lacchè e ruffiani che la forza del denaro rende servi, si riprenda il modello becero e volgare che le sue televisioni ed i suoi giornali vomitono tutti i giorni nelle nostre case, a noi proprio non serve e mi raccomando, non dimentichi di portarsi via per sempre la bassezza morale ed umana che lei ha saputo abilmente seminare nel nostro paese, non la dimentichi la prego, e non si faccia scrupolo, il biglietto glielo paghiamo noi cittadini.
“L'Italia val bene un biglietto”, d’altro canto i milioni di uomini della strada, quelli per bene intendo, non sentono il bisogno di essere eroi, sentono solo il bisogno di vivere in un paese normale, onesto, serio, trasparente, giusto, come ce ne sono tanti. Tutto qui. E per capire tutto questo vi rimando al palcoscenico internazionale dei media che contano, alla rete, alla eco mediatica del villaggio globale insomma. Se vi accontentate invece di gossip e cartoni animati potete sempre contare sul TG1, TG5, Studio Aperto, TG4 e tutta la serie infinita di informazione di regime. Solo un tarlo mi rimane. Gheddafi è durato oltre quarant’anni, Berlusconi nemmeno venti. Decisamente troppi, dicono alcuni, ma non sarà forse che l’arzillo vecchietto voglia superare il compianto compagno di merende? Sarà forse per questo che il fedele Alfano lo ha riproposto per le prossime elezioni del 2013? Altri vent’anni di ludibrio internazionale sono per me decisamente troppi, questa volta rideranno anche gli extraterresti ma a noi, purtroppo, come già disse qualcuno, non resta che piangere.
CD per www.alfadixit.com