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“Riformare la governance europea in direzione di politiche fiscali e di una economia pubblica in grado di rilanciare crescita, redditi, occupazione, e così risanare i conti pubblici. Questa dovrebbe essere la priorità per il nostro Paese, invece si è discusso solo di un eventuale prestito al Fondo salva-Stati che l’Italia non ha mai chiesto, e che all’orizzonte non ha necessità di fare, quindi non rischia né la valutazione del debito, né una sua ristrutturazione forzata. La logica di ‘pacchetto’ Mes-Bicc-Unione bancaria, deliberata nella risoluzione del Governo ci convince, purché non eluda la discussione sui punti più preoccupanti della riforma del Fondo salva-Stati”. Così la Cgil Nazionale sul meccanismo europeo di stabilità, la cui risoluzione di maggioranza è stata approvata ieri dal Senato.
“Più che strumenti di difesa delle finanze e dei capitali, occorrerebbero nuove regole per la finanza e nuove politiche sociali, ambientali, oltre che fiscali, sia sul versante delle entrate che delle spese. In tal senso - prosegue il sindacato di corso d’Italia - le mancanze dei precedenti governi possono essere ricondotte all’incapacità di focalizzare il dibattito sul superamento del Fiscal Compact, sul nuovo Bilancio europeo post 2020 e su una riforma del Quantitative easing che sposti la liquidità ‘intrappolata’ sull’economia reale, dando alla Bce e non al Mes il ruolo di banca di ultima istanza”.
“Auspichiamo che, prima del voto finale sul nuovo Trattato previsto per febbraio 2020, venga esercitato il peso del nostro Paese per negoziare una più generale revisione dei Trattati, che preveda tra le altre cose una golden rule sugli investimenti pubblici, contribuendo così - conclude la Cgil - a fondare l’Europa sulla solidarietà e non solo sulla finanza”.