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La maggioranza delle cassiere e degli addetti agli scaffali ha dolori persistenti alle spalle e alle mani. Colpa dei movimenti ripetitivi e della cattiva ergonomia delle postazioni, ma anche di una valutazione dei rischi approssimativa e di una sorveglianza sanitaria carente o del tutto assente. A gettare ancora una luce sulla salute dei 450 mila lavoratori di ipermercati e discount è la ricerca “Patologie muscolo-scheletriche nella grande distribuzione organizzata: indagine sanitaria ed esperienza di prevenzione”, presentata in un recente seminario da Monica Puccetti, medico del lavoro dell’Azienda Usl 2 di Lucca. L’indagine è stata realizzata mediante un questionario finalizzato alla rilevazione dei sintomi e una scheda di valutazione clinica per l’effettuazione dell’esame obiettivo.
I lavoratori presi in considerazione sono 42 addetti al reparto drogheria di un supermercato, con mansioni di cassa e rifornimento scaffali. L’età media degli addetti (di cui tre quarti sono donne) è di 45,6 anni, con un’anzianità lavorativa media di 15,5 anni. Il 70 per cento degli esaminati (quindi 28 addetti) ha denunciato la presenza di dolore e/o parestesie (comunemente descritte come formicolii) durati almeno una settimana o verificatisi almeno una volta al mese nell’ultimo anno. I disturbi più frequenti sono quelli alle spalle (che colpiscono più della metà dei soggetti sintomatici), seguiti dalle parestesie notturne e dai disturbi a polso-mano e gomito.
“Da anni denunciamo la sottovalutazione del rischio in questo settore” commenta Giuliana Mesina, segretaria nazionale della Filcams Cgil: “I dati in costante ascesa delle malattie professionali, d’altronde, ci dicono che i movimenti ripetitivi e il sovraccarico biomeccanico, caratteristiche tipiche di queste mansioni, sono insidie nascoste ma molto pericolose”. Secondo la sindacalista, è necessaria “una maggiore presa in carico di questo tema, prima di tutto da parte delle aziende, che non devono vedere la prevenzione come un costo, ma come una vera e propria leva per la produttività e la qualità del lavoro”. Ma anche le organizzazioni sindacali possono fare di più, anzitutto “ristabilendo il nesso tra i dati che le ricerche ci offrono e il miglioramento degli ambienti e delle condizioni di lavoro che la pratica della contrattazione deve conquistare”.
Dei 28 soggetti sintomatici, 26 sono stati sottoposti a valutazione clinica ed esami strumentali (elettroneurografie ed ecografie). Di questi, ben 25 sono risultati effettivamente patologici: al 62,5 per cento dell’intero campione, quindi, è stata diagnosticata almeno una patologia da sovraccarico biomeccanico dell’arto superiore. Complessivamente sono state rilevate 95 patologie (quindi a un’ampia maggioranza di lavoratori ne sono state registrate più d’una): le più diffuse sono le tendinopatie alla spalla (37 per cento) e le sindromi del tunnel carpale (36). Com’era lecito attendersi, i soggetti patologici hanno un’età media più alta e una maggiore anzianità lavorativa media.
Lo studio ci dice, quindi, che l’attività lavorativa di cassa e di rifornimento scaffali dei supermercati comporta un rischio significativo di sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. Ma quali sono le cause? C’è sicuramente un mix di fattori: posture incongrue, ripetitività ed elevata frequenza dei movimenti, carenza di tempi di recupero, ritmi di lavoro imposti, esposizione al freddo. E ci sono, come hanno evidenziato gli autori della ricerca nel corso dei sopralluoghi e delle analisi dei documenti aziendali di valutazione del rischio, grandissime carenze nell’osservazione dei fattori di rischio e criticità nell’applicazione dei metodi di valutazione.
Sotto accusa è soprattutto la valutazione del rischio: viene fatta genericamente per tutti i punti vendita senza tenere conto della specificità del singolo negozio (organizzazione e configurazione del negozio, numero addetti, turni di lavoro), tende a sottovalutare i fattori relativi a posture e ripetitività dei movimenti, manca del rischio cumulativo (nei casi in cui vengono svolti più compiti ripetitivi) e manca anche del rischio per tutti i compiti presenti nelle diverse mansioni. E non finisce qui: ulteriori criticità si riscontrano nella formazione specifica, carente soprattutto sugli aspetti del sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, e nella sorveglianza sanitaria, non prevista o prevista solo per il rischio da movimentazione manuale dei carichi.