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Il 6 maggio “si festeggia tutti insieme in piazza per dare ancora impulso alla nostra sfida dei diritti e per dire grazie a tutti coloro che hanno reso possibile arrivare a questo risultato, prima con le assemblee, poi con la raccolta delle firme, poi con la campagna referendaria". Così Nino Baseotto, segretario confederale Cgil, ai microfoni di Italia parla, la rubrica di Radioarticolo1.
"I quesiti referendari erano tre, poi diventati due - ricorda il responsabile organizzativo della Cgil -, un tassello di un progetto più complessivo, quello di creare lavoro e ridare diritti. Voucher e appalti sono stati una tappa importante di un cammino più lungo, dove la Carta rimane il nostro obiettivo principale. Possiamo dire che i referendum sono stati il 'grimaldello' per arrivare al nuovo Statuto dei lavoratori. Ora dobbiamo tenere assieme due cose per non possono essere divise, continuando la sfida per i diritti e riconquistando anche il diritto alla reintegra, in caso di licenziamento illegittimo".
"La lotta alla precarietà non è finita. Ci sono ancora tanti diritti calpestati e incompiuti. Per questo - precisa Baseotto -, la nostra battaglia continuerà, abbinata a quella per il lavoro. Per quanto ci riguarda, sono due le priorità nel merito: il Mezzogiorno e i giovani. Il primo è la più clamorosa rimozione che la politica in tanti anni abbia mai fatto, un problema da cui non si può sfuggire, se vogliamo dare una ripresa al Paese. L’Italia deve risollevarsi tutta intera, non a metà, per cui va incluso il Sud. L’altra, sono proprio i giovani: un Paese che viaggia con le percentuali di disoccupazione che abbiamo noi, in particolare nelle regioni meridionali, rende quel problema davvero drammatico. E un Paese che nega il futuro ai giovani, lo nega anche a se stesso".
"Secondo la Cgil, i corpi intermedi servono ancora e non devono sparire. E i cittadini devono poter esprimersi sempre con il voto - prosegue il dirigente sindacale -, all’insegna della democrazia. Per noi, tale scelta è irreversibile. Possiamo fare accordi sbagliati, optare per scelte che si dimostrano erronee, ma il sindacato deve sempre interpellare i lavoratori. Anche sotto tale profilo, vi sono due visioni aberranti in giro. La prima: i corpi intermedi non servono e ci vuole il rapporto diretto con i lavoratori. Ma questa è una visione che ci riporta al Medioevo. Siamo tornati al capo e ai suoi sudditi, tanto poi chi decide è uno solo. Seconda teoria: ci dicono, ma che li fate votare a fare i lavoratori? Assumetevi l’onere di prendere posizioni impopolari. Anche tale teoria è molto vecchia e si basa sull’uso di grandi organizzazioni di massa subalterne all’impresa, che alla fine devono sempre condividere le responsabilità dell’impresa stessa".
“Forse è arrivato il momento di dare piena attuazione dell’articolo 39 della Costituzione, dando piena consapevolezza e contenuti giuridici alla parola rappresentanza È arrivato il momento della Carta dei diritti universali del lavoro, al fine di tradurre un’intesa sulla rappresentatività e rappresentanza in una legge - insiste Baseotto -. È una scelta non nuova per la Cgil, e pensiamo che i tempi siano maturi per tale passo e che una norma specifica sia indispensabile, perché è sotto gli occhi di tutti che c’è l’esigenza di regole e quindi di una legge che misuri la rappresentanza delle associazioni d’impresa. è in crisi. Se le imprese si frantumano, è un danno anche per il sindacato, perché vuol dire non avere più una controparte credibile".
"Abbiamo la responsabilità di non deludere o tradire le attese che abbiamo suscitato - conclude il segretario ai microfoni di Radioarticolo1 -. Contrariamente ad altri, siamo un’organizzazione seria e credibile, considerata così anche dai nostri avversari. Nel momento in cui abbiamo lanciato la sfida dei diritti, abbiamo suscitato attese e speranze in milioni di persone. Speranze e attese che ora non vanno deluse e a cui vogliamo dare risposte. Intanto, domani si festeggia. Saremo in tanti, e avremo l’orgoglio per i risultati ottenuti, assieme all’impegno che ci metteremo per andare avanti e per non smobilitare”.