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Fondata il 28 maggio 1893, tra le prime in Italia, proprio in questi giorni la Camera del lavoro di Parma compie 125 anni. Un secolo e un quarto di vita è un traguardo importante, che pochissime associazioni possono vantare (perché di questo nell’essenza si tratta, di una libera associazione di lavoratori e pensionati che vive di contributi liberamente versati, e non come qualcuno crede di un ente parastatale).
Il fatto di avere attraversato, combattuto e superato guerre, dittature, governi repressivi, e di essere ancora oggi in costante aumento di iscritti e simpatizzanti (quasi due abitanti su dieci di questa provincia sono iscritti alla Cgil di Parma, e quasi due lavoratori su tre la votano nelle elezioni per i propri rappresentanti) caricano la Camera del lavoro di un ruolo importantissimo nel tessuto sociale del nostro territorio e di responsabilità sempre nuove.
Indico quattro temi sui quali quel ruolo e quelle responsabilità devono esercitarsi nel tempo presente, e che saranno anche temi centrali del nostro 19° congresso (il 18° della Cgil) ormai alle porte:
La riduzione delle disuguaglianze. Nel territorio di Parma e provincia si contano poco meno di 30 mila persone in condizione di povertà assoluta o relativa. Un dato grave e inaccettabile che la crisi economica e la sua pessima gestione da parte dell’Europa e dei governi nazionali ci hanno lasciato in eredità; una situazione che contribuisce a generare rabbia sociale, insicurezza, razzismo, e a far tornare strane voglie di scorciatoie autoritarie. A questa situazione e a questo clima occorre reagire con una progettualità politica e culturale di ampio respiro rispetto alla quale intendiamo “sfidare” tutte le amministrazioni e le forze politiche del territorio.
La difesa dell’occupazione e il rilancio dell’occupazione di qualità. Se la crisi economica in senso tecnico ha smesso di mordere, stiamo però assistendo a pesanti ristrutturazioni post-crisi che specialmente in una provincia a forte densità di multinazionali ci chiamano ad un ruolo di attiva vigilanza. La vicenda Froneri (ex Nestlè) ha dimostrato che solo una efficace tessitura tra lavoratori, sindacati, istituzioni locali, forze politiche ed espressioni della società civile può impedire che le multinazionali considerino i loro insediamenti produttivi sui territori solo pedine da spostare sullo scacchiere del profitto senza pagare alcun dazio, e a Parma continueremo a impegnarci affinché queste logiche siano sconfitte. Per fare questo, a fronte di un’occupazione che aumenta solo in ottica di precariato, occorre anche che diventi obiettivo comune delle parti sociali lo sviluppo di un’occupaz ione sta bile, di qualità e rispettosa dei parametri di sicurezza, che tenga insieme competitività delle imprese e diritti dei lavoratori, e che sappia valorizzare le intelligenze e i percorsi formativi dei giovani.
La lettura delle trasformazioni del presente a partire dalla “rivoluzione 4.0”. La nuova rivoluzione tecnologica e la progressiva digitalizzazione dei cicli produttivi sono ormai realtà anche a Parma, dove alcune delle più importanti aziende hanno già imboccato la via dell’innovazione spinta. Questi processi non vanno demonizzati, tuttavia, se non governati, rischiano di erodere la fascia intermedia del mondo del lavoro (quella degli operai e impiegati a media qualificazione): pertanto non possono essere lasciati alla gestione discrezionale di ogni singola impresa, ma richiedono una regia pubblica e collettiva che rivendichiamo, pena il dover gestire nuovi drammi sociali tra pochi anni.
La ri-progettazione di un welfare locale pubblico, universale, inclusivo. I tentativi di risolvere la crisi del welfare pubblico, dovuta soprattutto al progressivo restringersi della spesa pubblica nel campo sociale e sanitario, attraverso meccanismi di “secondo welfare” variamente definito, ma sempre caratterizzato da un pesante intervento di istanze privatistiche, sono già in atto anche a Parma. Noi riteniamo invece che solo un forte welfare pubblico (a partire da quello sanitario) possa evitare un ulteriore inasprimento delle disuguaglianze e dare le risposte che occorrono ai nuovi ed emergenti bisogni: dall’invecchiamento esponenziale della popolazione al progressivo isolamento delle disabilità, dall’abbandono delle cure per motivi economici alle sfide della società multietnica.
Certo, affrontare questi temi in maniera efficace vuol dire rivendicare anche condizioni che vanno ben oltre il territorio di Parma: un diritto del lavoro radicalmente alternativo a quello disegnato dal Jobs Act, un sistema previdenziale che ponga rimedio alle ingiustizie della riforma Fornero, un pacchetto di ammortizzatori sociali robusti ed efficaci, presidi e reti che impediscano le infiltrazioni criminose nell’economia (da cui Parma purtroppo si è scoperta tutt’altro che immune).
Ma nel disegnare un’idea nuova di coesione sociale ciascun territorio ha le proprie responsabilità e la Camera del lavoro di Parma non intende in alcun modo sottrarvisi, fedele all’obiettivo che i propri padri impressero nell’atto fondativo: affrontare le questioni e gli argomenti che possano concorrere a un maggiore sviluppo delle forze dei lavoratori (e, aggiungiamo noi oggi, dei pensionati) e migliorarne gli interessi e la vita.
Massimo Bussandri è segretario generale della Cgil Parma