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“La marcia di oggi a Polistena rappresenta un momento molto importante. Subito dopo l’attentato che ho subito ho chiesto a tutti, Stato, istituzioni locali, società civile, di fare squadra per respingere con fermezza le minacce e le intimidazioni che colpiscono gli amministratori pubblici e che sono finalizzate a null’altro che al controllo del territorio da parte delle organizzazioni criminali”. C’è anche lui, Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, oggi, 24 giugno, a Polistena (Rc), dove si tiene la "Prima Marcia Nazionale degli Amministratori Sotto Tiro", organizzata da Avviso Pubblico e alla quale hanno aderito molte associazioni e realtà della società civile, tra le quali la Cgil. Antoci, poco più di un mese fa, sotto tiro c’è stato letteralmente, obiettivo di un agguato mafioso alla vecchia maniera: la sua auto prima bloccata lungo il percorso e poi presa a fucilate, una tragedia evitata solo grazie alla blindatura della vettura e alla pronta reazione della scorta.
Le ragioni di un’aggressione così furiosa sono chiare: “Se la mafia decide di tornare a colpire lo Stato in maniera diretta di nuovo dopo le stragi del ‘92 – ci dice Antoci – è perché noi le abbiamo portato un attacco frontale, togliendole una delle sue principali fonti di introito”. Il presidente del Parco dei Nebrodi si riferisce alla revoca di numerose concessioni di terreni a persone sospettate di essere vicine a Cosa nostra, realizzata grazie a un protocollo siglato tra lo stesso Parco e la prefettura di Messina. Il meccanismo utilizzato è molto semplice: si è esteso l'obbligo per i concessionari dei terreni demaniali di presentare il certificato antimafia anche al di sotto del valore di 150mila euro, previsto dalle normative nazionali.
Se prima era dunque sufficiente frazionare i terreni in piccoli lotti di valore inferiore alla soglia per aggirare i controlli, grazie al “protocollo Antoci” il giocattolo si è rotto. Con questo nuovo sistema di verifiche lo scorso gennaio sono state revocate le assegnazioni di 4200 ettari di terreni, per un totale di 2,5 milioni di euro l’anno di fondi europei. E non a caso sono arrivati i proiettili.
Il sistema evidentemente funziona, tanto che ieri, 23 giugno, la Cgil nazionale ha inviato alla Commissione Giustizia del Senato, che deve esaminare le modifiche al codice antimafia e alla legge di iniziativa popolare "Io riattivo il lavoro", una bozza di emendamento che prevede proprio di abbassare la soglia che fa scattare l’obbligatorietà dell’informazione antimafia. Il nuovo livello proposto è 40mila euro, meno di un terzo di quello attuale.
“La proposta della Cgil va nella giusta direzione – commenta Giuseppe Antoci – perché gli amministratori locali hanno bisogno proprio di questo, cioè di una copertura normativa di livello superiore che consenta loro di avere strumenti efficaci senza doversi esporre necessariamente in prima persona, con iniziative locali che possono comportare rischi anche molto pesanti”.
E qui c'è anche il senso della marcia di Polistena. “Come Cgil saremo presenti con un nostro striscione e con tanti dirigenti e militanti che arriveranno da tutta Italia - spiega Luciano Silvestri, responsabile legalità per la Cgil nazionale – e questo perché riteniamo la marcia un’occasione importante, non solo per accendere i riflettori su questi amministratori che si battono per la legalità e sono per questo sotto attacco (Avviso Pubblico ne ha contati 180 solo nei primi 5 mesi del 2016, ndr), ma anche per chiedere allo Stato di sostenere con maggior vigore questa battaglia e di non lasciare soli questi avamposti territoriali, che poi sono avamposti di garanzia democratica”.
A guidare la delegazione della Cgil sarà la segretaria nazionale Gianna Fracassi: “Con Avviso Pubblico collaboriamo da tempo – ricorda la dirigente - lo abbiamo fatto anche per l’iniziativa di legge ‘Io Riattivo il Lavoro’, ed è bello che oggi qui a Polistena si riunisca tutto il mondo dell’antimafia, sottoposto nell’ultimo periodo a un pesante attacco da parte di chi vuole screditarlo”. “E poi – continua Fracassi - mentre la mala politica e i furbetti finiscono sempre in prima pagina, queste storie, storie di amministratori e rappresentanti dello Stato che fanno bene il proprio lavoro e rischiano anche la vita per questo, non emergono quasi mai”.
Per Fracassi è naturale, dunque, che una grande organizzazione come la Cgil contribuisca a “rompere il silenzio attorno a queste situazioni”. “E lo dico a pochi giorni dalle elezioni amministrative – sottolinea la segretaria – per le quali in alcuni territori non è stato ancora una volta possibile neanche presentare le liste”. Un problema diffuso ad esempio (ma non solo) in Calabria. “Penso al Comune di San Luca – continua Fracassi – sotto commissariamento dal 2013 e dove neanche questa volta si è votato, perché non c'erano candidati. Lì, partendo dalla nostra piccola Camera del Lavoro, vogliamo dare vita ad un’iniziativa che punti proprio a rompere il silenzio e a stimolare processi democratici, che sono poi il vero antidoto al potere delle mafie”.