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Inizia oggi (giovedì 14 settembre) la mobilitazione dei 300 lavoratori della Richard Ginori di Sesto Fiorentino (Firenze), i cui posti di lavoro sono a rischio a causa della mancata vendita alla storica manifattura di porcellane, da parte della DoBank, dei terreni su cui sorge la fabbrica. Previsto uno sciopero e una serie di presidi: il primo a Sesto Fiorentino (alle ore 9) davanti ai cancelli dell'azienda; il secondo e il terzo a Firenze (a partire dalle ore 10), di fronte a Unicredit (al cui interno vi è lo sportello di DoBank) e a Bnl (entrambe in viale Lavagnini).
“I lavoratori sono di nuovo ostaggio di un bieco gioco al rialzo per interessi speculativi” spiegano i sindacati, stigmatizzando il rifiuto di DoBank, banca creditrice di Ginori Real Estate (ora in liquidazione), all'offerta dell’azienda per l'acquisto del terreno (di viale Giulio Cesare) su cui sorge lo stabilimento, di cui la Richard Ginori è affittuaria. La trattativa per l'acquisto è naufragata per l’opposizione della DoBank, tra i creditori per la propria quota (assieme a Bnl e Popolare di Vicenza) del vecchio fallimento di Ginori Real Estate.
L'offerta vincolante era stata presentata lo scorso 6 giugno sulla base dell'ipotesi di accordo raggiunto a fine maggio tra ministero dello Sviluppo economico, Comune, Regione Toscana, azienda, banche creditrici e liquidatori. Secondo i sindacati l’intento della DoBank è quello di scatenare un’asta, cercando quindi di incassare una cifra maggiore di quella offerta (pari a 4,5 milioni di euro) da Richard Ginori. Il no di DoBank, spiega il management della manifattura, “mette seriamente a rischio la prosecuzione dell'attività aziendale”, ma l’offerta resterà valida fino al prossimo 30 settembre.
Il presidio davanti alla fabbrica è organizzato per “chiedere all'azienda - spiegano Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Cobas - ancora maggiore determinazione a completare l'acquisto dei terreni che ospitano lo stabilimento”. I due sit-in davanti alle banche, invece, hanno l'obiettivo di “ribadire la richiesta agli istituti di credito di chiudere la trattativa per la cessione dei terreni senza speculare sulla pelle dei lavoratori”.
I sindacati chiedono “un impegno diretto e incisivo del gruppo Kering (di cui fa parte Richard Ginori, ndr) per sbloccare questa inspiegabile e oltraggiosa situazione”. Fanno appello, inoltre, alle istituzioni “affinché facciano valere il rispetto delle comunità rappresentate e al mondo del credito affinché non perda l'occasione di lavorare per lo sviluppo e non per la speculazione. La Ginori rimarrà a Sesto Fiorentino accanto al suo Museo”.
L’azienda, intanto, ipotizza nuove deliberazioni, invitando “i soggetti che ne hanno titolo a valutare qualsiasi soluzione, compresa l'instaurazione di una procedura concorsuale” finalizzata all’acquisizione del sito entro il prossimo dicembre. Per la società la proprietà di terreni e linee produttive è fondamentale, considerata l’impossibilità di “immaginare il futuro dell'azienda e dei suoi lavoratori – spiega una nota della società – senza l'acquisizione dello stabilimento, né di essere disponibile a protrarre una situazione di incertezza che si trascina da troppo tempo”.