PHOTO
Quinto giorno di sciopero per le lavoratrici e i lavoratori dei call center K4UP e Overing di Terni, che gestiscono rispettivamente le commesse di Telecom e Eni luce e gas, impiegando circa 150 operatrici e operatori (le donne sono circa il 90%).
La protesta è iniziata venerdì 27 febbraio a seguito della comunicazione verbale da parte del direttore generale, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, del licenziamento di tutte le operatrici del call center Overing (circa 25) a causa - questa la motivazione addotta dall’azienda - del venir meno della commessa.
“La nostra supevisor ci ha improvvisamente invitate a sloggarci – racconta una delle lavoratrici di Overing in sciopero – e successivamente siamo state informate del licenziamento, anche se ancora non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale. Il direttore ci ha anche detto che non dobbiamo lamentarci più di tanto, perché è stimolante e bello cercarsi un nuovo lavoro di questi tempi”.
Ma le ragioni dello sciopero, al quale sta partecipando la quasi totalità dei lavoratori e delle lavoratrici dei due call center, compresi i pochi dipendenti a tempo indeterminato, sono molteplici: “Non abbiamo ricevuto metà dello stipendio di gennaio – spiega una operatrice di K4up – né i conguagli che per noi sono fondamentali, e la cosa ancora peggiore è che il nostro estratto contributivo all’Inps è a zero, visto che non ci sono mai stati versati i contributi”. Quest’ultimo aspetto è drammaticamente pesante soprattutto per le lavoratrici incinte, alle quali non viene riconosciuto il sostegno economico della maternità.
Ma non sono soltanto gli aspetti economici ad aver scatenato la protesta delle lavoratrici, che sono in presidio ad oltranza davanti alla sede aziendale di via Bramante. “Quello che è davvero inaccettabile – commenta uno dei pochi lavoratori dipendenti del call center – è la totale mancanza di trasparenza e il continuo susseguirsi di informazioni che poi si rivelano false, come ad esempio la motivazione addotta per il mancato pagamento della nostra ultima tredicesima: la colpa è del committente che non ha pagato, ci è stato detto. Ma da un colloquio diretto avuto con i rappresentanti di Telecom, questo ci è stato categoricamente smentito”.
I lavoratori, dipendenti e precari (“siamo parasubordinati, ma siamo sempre stati trattati come subordinati”), contestano anche le continue pressioni sul proprio lavoro, e le accuse di scarsa produttività. “Abbiamo saputo ancora da Telecom che il nostro gruppo è al terzo posto in Italia fra tutti i call center che lavorano per loro – raccontano lavoratrici e lavoratori – quindi la nostra qualità è alta e le ragioni degli evidenti problemi dell’azienda vanno ricercate altrove, in un management non all’altezza”.
Le lavoratrici e i lavoratori, insieme a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Terni, chiedono, anche attraverso l’interessamento della Prefettura di Terni, “l’immediata convocazione di un incontro con l’azienda e il coinvolgimento diretto dei committenti, per arrivare ad una soluzione rapida della vertenza, che liberi il campo dai licenziamenti e garantisca il riconoscimento dei diritti a lavoratrici che sono spesso madri (o in procinto di diventarlo) e non possono essere trattate come semplici numeri da far quadrare per favorire interessi privati”.