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“Il governo deve adottare tutte le misure necessarie per ristabilire le condizioni per l'avvio di un confronto, a oggi rifiutato dalla proprietà in modo del tutto immotivato, che sia orientato alla salvaguardia dell'unico stabilimento italiano e dell'occupazione”. A chiederlo è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, parlando dell’incontro di oggi (venerdì 3 marzo) a Roma, presso la sede del ministero dello Sviluppo economico, sulla vertenza K-Flex, i cui dipendenti sono in presidio permanente dal 24 gennaio scorso.
Un incontro ritenuto decisivo per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Roncello (Monza) della K-Flex, azienda di proprietà italiana e leader mondiale nella produzione di isolanti termici e acustici, e il conseguente licenziamento di 187 lavoratori. Per il segretario generale della Cgil si tratta di "una delocalizzazione ingiustificata e inaccettabile della produzione di Roncello verso altri stabilimenti della stessa K-Flex presenti nel mondo, in particolare in Polonia”.
La K-Flex, che ha oltre 2 mila dipendenti nelle 11 sedi produttive dislocate in Europa, Asia e America e un fatturato in continua crescita, ha comunicato il licenziamento collettivo di 187 lavoratori dello stabilimento di Roncello (su un totale di 243 addetti) e la chiusura di tutte le attività di produzione in Italia. La proprietà, peraltro, ha ottenuto in questi anni 12 milioni di euro di finanziamento pubblico dal governo e altri 23 milioni di euro dalla Cassa depositi e prestiti per finanziare le aziende all'estero.
Un primo incontro era stato convocato al ministero l'8 febbraio scorso, presieduto dal viceministro Teresa Bellanova e con la presenza delle organizzazioni sindacali e i rappresentanti della Regione Lombardia, ma l'azienda non vi aveva partecipato. Al secondo incontro, che si è svolto il 14 febbraio, l'azienda ha confermato le proprie intenzioni, ossia la netta chiusura rispetto alla richiesta dei sindacati di ritirare la procedura di mobilità, affermando di essere disponibile, entro i 75 giorni fissati per legge tra l'avvio della mobilità e l'invio delle lettere di licenziamento, soltanto a discutere di eventuali incentivi ai lavoratori.