Monza – Sono rientrati al lavoro dopo 79 giorni di sciopero e hanno trovato i cancelli chiusi. È l’ennesima tappa dell’odissea K-Flex, l’azienda specializzata nella produzione di isolanti che intende cessare la produzione in Italia lasciando 187 dipendenti senza lavoro.
La mattina del 13 aprile, “a seguito del ricorso per condotta antisindacale presentato dalle organizzazioni sindacali”, i lavoratori della K-Flex “hanno deciso di sospendere lo sciopero e rientrare al lavoro” per “sostenere la richiesta al giudice di ritiro della procedura di licenziamento (l’udienza è fissata per il 4 maggio, ndr).
Alle sei del mattino – ricostruiscono le Rsu e i sindacati Filctem e Femca in una nota - “operai e impiegati della K-Flex hanno trovato i cancelli chiusi e l'azienda ha comunicato la sua indisponibilità a consentire l'accesso in fabbrica, negando il diritto al lavoro. Dopo 79 giorni di sciopero – proseguono - comincia la aerrata da parte della K-Flex che dovrà retribuire i lavoratori da oggi a disposizione per riprendere l'attività lavorativa”.
La mobilitazione e il presidio dei lavoratori continuano “per chiedere un ripensamento all'azienda e riaprire la trattativa per un piano industriale che veda un mantenimento della produzione in Italia e l'apertura di una discussione seria sulle modalità di accompagnamento all'uscita dei lavoratori”.
“Abbiamo anche sollecitato una riconvocazione urgente del tavolo K-Flex al Mise – ricordano lavoratori e sindacati – poiché riteniamo che un'azienda che riceve oltre 30 milioni di euro di fondi pubblici, in parte a fondo perduto, con la Cassa depositi e prestiti azionista di 5 aziende in Asia, non può cessare le attività produttive in Italia e lasciare 187 disoccupati sul nostro territorio”.