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Dal palco di Cl aveva detto: ora non ci fermiamo più. E invece uno stop è arrivato subito, quello degli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act. Giornate convulse quelle del governo Renzi, a cominciare dal marchiano errore sui dati riguardanti i contratti di lavoro – con l’errore di sottostima delle cessazioni dei rapporti di lavoro che aveva fatto balzare in avanti il saldo positivo (più 420.325 anziché il corretto 117.498 – e finite con lo slittamento probabilmente al 4 settembre della conclusione del Jobs Act.
Lo slittamento è stato spiegato dal ministro Poletti con il sovraffollamento di provvedimenti in discussione. Probabilmente, invece, c’è ancora qualcosa da limare sul più controverso dei decreti, quello che riguarda i controlli a distanza, anche se alcune fonti sostengono che nel testo ci sarebbero norme più stringenti circa l’utilizzo dei dispositivi, soprattutto quando vengono aggiunti software o sistemi che vanno oltre di ciò che effettivamente serve al lavoratore per svolgere le proprie mansioni.
I decreti da approvare, dopo i quali il Jobs Act potrà dirsi definitivamente compiuto, riguardano l’Agenzia unica per le ispezioni sul lavoro, i servizi per l’impiego, la semplificazione e le pari opportunità e gli ammortizzatori sociali.