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Sconfessare i dati Istat e Inps in un colpo solo per affermare che, dopo tutto, il Jobs Act è stata “una buona legge, ma come tutte le cose va vista nel tempo”. Lo ha detto e fatto ieri, 19 dicembre, Giuliano Poletti, il ministro del Lavoro del governo Renzi appena riconfermato nell’era Gentiloni.
Una dichiarazione che inevitabilmente si sarebbe prestata a scatenare reazioni. E così è stato. Come se non bastasse il ministro Poletti ha commentato in maniera lapidaria la fuga dei cervelli – fenomeno sociale aumentato del 34% negli ultimi due anni – alzando ancora di più l’asticella della determinazione e propaganda governativa, compatta nel difendere una riforma che ormai è evidente non abbia prodotto i risultati attesi.
A proposito dei 100 mila giovani che se ne sono andati dall’Italia, il ministro ha affermato: “Non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola’. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”. Affermazione a dir poco ingiuriosa.
Del resto è una lettura miope della diaspora, tutta italiana, che coinvolge tanti giovani, tra i 18 e i 40 anni, emigrati all’estero in cerca di migliori opportunità professionali e, possibilmente, di stipendi che permettano una vita degna e non ai limiti della sussistenza. Un vero e proprio scivolone di cui lo stesso Poletti si è accorto, dato che si è scusato per le sue affermazioni dicendo di essere stato frainteso.
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Troppo tardi, perché le sue dichiarazioni erano già rimbalzate su tutti i social e il suo nome, ormai da diverse ore, è al secondo posto dei trending topic di Twitter Italia. Forse, in certe circostanze le scuse non sono sufficienti ed è quello che emerge dal coro di richieste di dimissioni. Quei giovani connazionali, calunniati perché hanno scelto di concedersi un’alternativa ai pagamenti in voucher, sono gli stessi ai quali, soltanto poche settimane fa, i promotori del referendum costituzionale del 4 dicembre rivolgevano accorati appelli.
Perlomeno delle due l’una. Tanto per non apparire interessati a seconda della convenienza. Su una cosa, però, Poletti ha ragione. Quando dice: “Dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”. Bene ministro, quando cominciamo con queste opportunità? Per il momento parlano i numeri di 10 mesi: da gennaio a ottobre 2016 sono stati oltre i 121 milioni i voucher lavoro.