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Si è concluso a Berlino il 3° Congresso della Confederazione Internazionale dei Sindacati (Ituc-Csi), con la conferma dell’australiana Sharan Burrow a segretario generale, dopo il voto segreto delle delegazioni mercoledì pomeriggio. Il risultato (84% contr o il 12,5% dello “sfidante” Jim Baker e il 3,5% di non voto) non rende abbastanza evidente una più diffusa richiesta di cambiamento nelle modalità di funzionamento democratico e di direzione della Ituc-Csi, che si è ad esempio materializzata nell’emendamento dei sindacati francesi al documento finale, approvato all’unanimità.
Così come il probabile voto compatto dei sindacati dell’America Latina alla segretaria riconfermata è legato al (faticoso) accordo sulla presidenza dell’Ituc-Csi al brasiliano della Cut Joao Felicio, eletto durante la prima riunione del Consiglio Generale, appena concluso il congresso. La seduta conclusiva ha approvato all’unanimità la Dichiarazione finale “Building Workers’ Power ”, così come è stata emendata ed integrata nel corso della plenaria di mercoledì scorso.
La Dichiarazione ripropone gli obiettivi fondamentali dell’azione della Confederazione Internazionale dei sindacati, sintetizzabile nella necessità e nella lotta, a tutti i livelli, per sconfiggere e superare le politiche neoliberiste tuttora dominanti, mettere al centro la creazione di posti di lavoro stabili, dignitosi, di qualità; promuovere un diverso modello di sviluppo, che affronti le sfide del cambiamento climatico, con “lavori verdi” ed una giusta transizione per i lavo ratori dai settori inquinanti ed energivori; favorire la formalizzazione del lavoro nelle economie dei paesi in via di sviluppo ed emergenti, ma anche il superamento del precariato nei paesi industrializzati; far crescere i salari, la contrattazione colle ttiva, promuovere una equa redistribuzione del reddito contro la crescita delle diseguaglianze; estendere la protezione sociale in tutti i paesi; difendere e rafforzare il ruolo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) nel suo ruolo istituzi onale di promulgare e monitorare l’applicazione delle norme internazionali del lavoro e nel contesto della governance globale, per mettere i diritti sociali e del lavoro al centro dell’agenda Onu post 2015 e delle politiche economiche, monetarie, commerciali delle varie organizzazioni multilaterali.
La Dichiarazione, naturalmente, conferma l’impegno del sindacato mondiale a favore della pace, dei diritti umani universali, della lotta per la democrazia, della conclusione dei processi di autodeterminazione nazionale (Palestina e Sahara Occidentale, ad esempio), del bando delle armi nucleari e della riduzione delle spese militari. Sono state presentate al congresso le sintesi dei lavori delle 3 sotto plenarie che si sono riunite per la maggior parte del tempo del congresso – riducendo all’osso le sessioni plenarie, formula gradita da molte organizzazioni, ma che ha creato, d’altro canto, anche molto malcontento per la difficoltà ad avere una sufficiente discussione generale sugli obiettivi strategici del sindaca o.
Le 3 sotto plenarie, per quanto non frequentate da tutti i delegati, hanno consentito certamente un numero maggiore di interventi, ma focalizzati sui temi specifici di volta in volta trattati e con tempi di intervento (2-3 minuti) che non consentivano l’effettivo interscambio delle diverse esperienze nazionali. In ogni caso, interventi e dibattito su “Crescita del Sindacato”, “Posti di lavoro sostenibili”, “Realizzare i diritti” hanno proposto integrazioni ed emendamenti ai rispettivi piani d’azione, che verranno successivamente confermati e implementati dal Consiglio Generale.
Per la “Crescita del Sindacato”, la segreteria dell’Ituc-Csi aveva indicato l’obiettivo di 20 milioni di membri in più entro il prossimo congresso, tra quattro anni. Molti sindacati hanno presentato impegni che, sommati, porterebbero ad una maggiore affiliazione di 27 milioni di nuovi lavoratrici e lavoratori. Alla seduta finale sono stati presentati e approvati due ordini del giorno sulla tragedia dei minatori a Soma in Turchia e sulla situazione in Ucraina. I due ordini del giorno sono stati approvati , ma sull’Ucraina hanno chiesto di parlare, con accenti diversi, due sindacati ucraini e il sindacato russo. Il sindacato polacco Solidarnosh si è dissociato dal voto finale.
Al congresso hanno partecipato un migliaio di delegati in rappresentanza di 257 delle oltre 300 organizzazioni affiliate. Rispetto al congresso di Vancouver, il 19% dei delegati erano giovani sotto i 35 anni, mentre è stato mancato l’obbiettivo della piena parità di genere, anzi con un leggero calo (dal 45% al 41%) delle delegate presenti. I sindacati rappresentati – in ragione dei loro iscritti – da un solo delegato, per quasi il 90% erano rappresentati da uomini.