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L’unica novità è che ora a occuparsene sarà il nuovo governo. Ma altre novità non ci sono. La vicenda di Italiaonline, la società ex Seat che ha annunciato 400 esuberi, 90 trasferimenti (da Torino alla milanese Assago) e 400 lavoratori in cassa integrazione per 18 mesi a causa della “cessazione parziale di attività”, si trascina ormai da mesi. Oggi (mercoledì 13 giugno) si tiene al ministero del Lavoro un nuovo incontro, il quinto fin qui. Si tenterà una mediazione, fondata sul dimezzamento degli esuberi, l’adozione dei contratti di solidarietà (al posto della cig) e il mantenimento della sede di Torino, minacciata dalla chiusura. Se queste proposte non saranno accolte, a fine giugno scatteranno i licenziamenti.
Lunedì 11 giugno 300 lavoratori torinesi hanno scioperato per quattro ore e partecipato al flash mob presso il Parco Dora. “Abbiamo scelto quest'area — hanno spiegato le Rsu — per rimarcare la nostra voglia di rimanere in questi luoghi e per sottolineare che è possibile ripartire da noi e riqualificare”. I segnali arrivati finora dall’azienda sono sconfortanti, visto che Italiaonline ha messo a disposizione del piano di ristrutturazione soltanto finanziamenti (di entità non precisata) per la formazione e la riqualificazione professionale.
Nell’ultimo incontro, del 30 maggio scorso, le posizioni sono rimaste “nettamente distanti”. La proposta di Italiaonline è di procedere alla costruzione della Digital factory su Torino a partire da giugno 2018, con il reintegro di 70 delle 400 posizioni dichiarate in esubero, e di mantenere un presidio a Torino con circa 90 persone nelle funzioni di amministrazione, credito e nelle attività legate alla gestione degli elenchi telefonici. La società intende poi richiedere la cassa integrazione (con causale di “cessazione parziale di attività”) per 18 mesi per almeno 400 dipendenti, e trasferire da Torino ad Assago circa 90 persone con il riconoscimento della copertura integrale dei costi di viaggi in treno per la durata di un anno. Infine, intende avviare percorsi formativi rivolti a tutti i lavoratori in cassa integrazione e fornire incentivi all'esodo pari a 18 mensilità lorde (più outplacement).
“È del tutto evidente l’abissale distanza delle posizioni, specie in relazione al mancato approfondimento delle proposte che il sindacato ha illustrato all’azienda, anche in sede ministeriale, ancor prima della paventata apertura della procedura di licenziamento collettivo”, scrivono in una nota congiunta Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uilm, dissentendo “dalla narrazione che i vertici di Italiaonline fanno dell’azienda” e non condividendo “il piano industriale così come presentato, che pare finalizzato esclusivamente alla riduzione del perimetro occupazionale”.
Per i sindacati è “davvero inspiegabile che non vi sia stato alcun avanzamento delle posizioni aziendali in merito alla tutela dell’occupazione”, tanto quanto “è inaccettabile leggere articoli sulla stampa specializzata che illustrano le 'magnifiche sorti e progressive' di un’azienda che continua a fare utili e dichiara apertamente di 'aver digerito la Seat Pg' e una cospicua parte della dote che la stessa portava (80 milioni di extradividendo)”.
Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uilm rimarcano anche come sia “insostenibile il principio che le aziende che hanno ottimi andamenti produttivi e di mercato licenzino lavoratori che quei risultati hanno contribuito a ottenere, mentre gli azionisti si spartiscono utili milionari e premiano i manager”. In conclusione, i sindacati ribadiscono “il concetto più volte espresso riferito all'utilizzo del contratto di solidarietà, con la salvaguardia e la tutela dell'organizzazione del lavoro”, invitando perciò l'azienda “a non fermarsi su preconcetti che possono sperabilmente essere superati nell'interesse di tutti”.