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(Adnkronos Salute) - L'Italia è agli ultimi posti in Europa per risorse destinate alla protezione sociale delle persone con disabilità. È quanto emerso oggi (17 ottobre) a Roma, dove è stata illustrata una ricerca promossa dalla Fondazione Cesare Serono e realizzata dal Censis sull'offerta di servizi per cronici e disabili da parte della sanità italiana confrontata con gli altri Paesi europei.
Con 438 euro pro-capite annui, infatti, l'Italia si colloca molto al di sotto della media dei Paesi dell'Unione europea 531 euro nella graduatoria delle risorse destinate alla protezione sociale delle persone con disabilità: 93 in meno all'anno. In Francia - si legge nell'indagine - si arriva a 547 euro per abitante all'anno, in Germania a 703 euro, nel Regno Unito a 754 euro, e solo la Spagna (395 euro) si colloca più in basso del nostro Paese.
Ancora più grande è la sproporzione tra le misure erogate sotto forma di benefici cash, ossia di prestazioni economiche, e quelle in natura, cioé sotto forma di beni e servizi. In quest'ultimo caso il valore pro-capite annuo in Italia non raggiunge i 23 euro, cioè meno di un quinto della spesa media europea (125 euro), un importo lontanissimo dai 251 euro della Germania e pari a meno della metà perfino della spesa rilevata in Spagna (55 euro).
Il modello italiano rimane fondamentalmente assistenzialistico e incentrato sulla delega alle famiglie, che ricevono il mandato implicito di provvedere autonomamente ai bisogni delle persone con disabilità. Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia le misure economiche erogate dall'Inps in favore di persone che hanno una limitata o nessuna capacità lavorativa sono pari a circa 4,6 milioni di prestazioni pensionistiche, di cui 1,5 milioni tra assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità e 3,1 milioni per pensioni di invalidità civile, incluse le indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro all'anno.
L'Italia è ancora molto indietro anche sul fronte dell'inserimento lavorativo delle persone con disabilità. La ricerca riporta l'esempio della Francia, dove il 4,6% della popolazione ha un riconoscimento amministrativo della propria condizione di disabilità e si arriva al 36% di occupati tra i 45-64enni disabili, mentre in Italia il tasso si ferma al 18,4% tra i 15-44enni e al 17% tra i 45-64enni.
I dati prodotti dalla ricerca evidenziano le enormi difficoltà che queste persone incontrano, sia a trovare un lavoro una volta completato il percorso formativo, come nel caso delle persone con sindrome di Down e degli autistici, sia a mantenere l'impiego a fronte di una malattia cronica che causa una progressiva disabilità, come nel caso delle persone con sclerosi multipla.
Meno di una persona Down su tre - prosegue l'indagine - lavora dopo i 24 anni. Il dato scende al 10% tra gli autistici con più di 20 anni. Meno della metà delle persone con sclerosi multipla tra i 45 e i 54 anni è occupata, a fronte del 12,9% di disoccupati e del 23,5% di pensionati.
Per fornire una mappa dell'offerta sanitaria e socio-sanitaria su cui possono contare i disabili italiani è stata realizzata un'indagine nazionale che ha coinvolto tutte le 147 Asl e che si basa sulle risposte di 35 di esse. Con riferimento ai servizi disponibili per le persone Down, 19 Asl su 24 indicano la presenza di servizi di neuro e psico-motricità dell'età evolutiva e di logopedia, 16 segnalano l'attivazione di progetti di educazione all'autonomia e 17 di altri servizi. Per quel che riguarda i pazienti affetti da disturbi dello spettro autistico, 21 Asl su 24 segnalano l'offerta di servizi di logoterapia e 18 su 24 garantiscono la terapia per la psicomotricità.