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"L'Istituto Superiore di Sanità ha un ruolo strategico e prezioso nella sanità pubblica italiana e nel campo della ricerca di settore e i suoi operatori sono un vero e proprio patrimonio. Per questi motivi è indispensabile costruire il futuro dell'ente, oggi commissariato, attorno a tre cardini: un adeguato finanziamento pubblico, la difesa della sua autonomia e, sul fronte occupazionale, la stabilizzazione dei precari e la ripresa del reclutamento". Con queste parole Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, ha aperto suo intervento all'iniziativa "Salviamo la Salute con l'Istituto Superiore di Sanità", organizzata oggi (25 febbraio) dalla confederazione e dalla Flc Cgil nell'ambito della campagna nazionale che in questi mesi sta attraversando la penisola.
Partita lo scorso anno, la campagna di mobilitazione "Salviamo la Salute" si pone l'obiettivo di rimettere al centro i temi della sanità e del welfare, considerati vera e propria scelta strategica in funzione della ripresa economica e sociale. Il convegno di questa mattina, uno degli appuntamenti nazionali organizzati sul territorio, è stato dedicato all'Istituto Superiore di Sanità, ente pubblico e organo scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, che si occupa di ricerca, formazione, sperimentazione, controllo e consulenza. Commissariato dallo scorso anno a causa del disavanzo finanziario registrato nei bilanci di 2011 e 2012, sta attraversando una fase di riorganizzazione in un contesto minato da difficoltà economiche e normative. Da un lato la riduzione generale delle risorse destinate al SSN e la carenza di finanziamenti istituzionali diretti, dall'altro la situazione poco chiara determinata da riforma degli organismi vigilati dal Ministero della Salute (datata 2012), iter del ddl Lorenzin per il ridisegno della normativa delle agenzie vigilate dallo stesso dicastero, e, infine, la discussione in corso sugli enti pubblici di ricerca.
In questo quadro si è inserita la procedura di commissariamento, volta al risanamento del bilancio e alla riorganizzazione dell'ente, che richiede l'emanazione di una serie di regolamenti attuativi dello Statuto.
Una situazione anomala che, sostiene la Cgil, rischia di stravolgere la missione propria dell'ente e che è aggravata da un altro elemento: la dimensione del lavoro precario all'interno dell'istituto. Come evidenziato negli interventi delle lavoratrici e dei lavoratori, su 1539 operatori totali ben 526 sono precari (tra tempi determinati e co.co.co) con un'età media di 42 anni. Di questi oltre il 70% è impiegato all'ISS da oltre 5 anni e il 48% da più di 10. Vanno poi aggiunti 139 borsisti e dottorandi, poiché larga parte di questa platea ha un'età e un'anzianità rispetto alla laurea che li rende 'precari di fatto'. Se si torna indietro nel tempo e si controlla la pianta organica del 1994 si scopre che anche allora un quarto del personale non aveva un contratto a tempo indeterminato. Le cause vanno ricercate in più fattori, in primis il blocco delle assunzioni degli ultimi dieci anni, che a fronte di compiti istituzionali rimasti inalterati ha portato l'ente a ricorrere a contratti temporanei, confermati poi per più calendari. E mai trasformati in tempi indeterminati a causa dei limiti derivanti dai vincoli e dalla riduzione della pianta organica, nonché dal blocco del turn over. A tutto ciò occorre poi aggiungere la carenza di fondi stabili e quindi i limiti nell'impiego di risorse aggiuntive per il personale.
"Si tratta di persone che negli anni hanno acquisito professionalità e competenze, e che oggi sono strutturalmente indispensabili per l'attività dell'istituto", sostiene Francesco Sinopoli, segretario nazionale della Flc, che unendosi al coro dei ricercatori e dei rappresentanti della Cgil intervenuti nel corso del convegno, ha ribadito la necessità di stabilizzare questi lavoratori per poi "riprendere un reclutamento ciclico". "Sono un patrimonio da cui partire, una ricchezza, e non un costo", così Vera Lamonica, che con Marco De Angelis, responsabile ISS della Flc, chiede di affrontare la questione della precarietà, sottolineando che "senza certezze e stabilità per gli operatori non si va da nessuna parte", e che "senza il coinvolgimento del lavoro una vera ed efficace riorganizzazione non è pensabile".
Oltre alla necessità di dotare l'ente di personale adeguato, per Stefano Cecconi, responsabile Politiche della Salute della Cgil nazionale, l'altro tema centrale "è la difesa del ruolo pubblico dell'ISS, della sua terzietà e della sua autonomia". Nodo strettamente connesso a quello dei finanziamenti: "se quelli istituzionali si riducono o non sono sufficienti, si rischia di puntare tutto su quelli privati. Ma affidandosi al mercato si può andare incontro a condizionamenti nelle scelte operative e di ricerca dell'ente, che potrebbe così impegnarsi in progetti lontani dalla sua missione primaria". Occorre invece, sottolineano lavoratori e Cgil, "inserire l'ISS a pieno titolo nel sistema di ricerca pubblico, strutturando un rapporto con ministero della Salute, Miur e altri enti, e programmando attività e relativi finanziamenti".
"La discussione avviata oggi è un buon punto di partenza", sostiene Lamonica, riferendosi alla tavola rotonda a cui hanno partecipato anche il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, il commissario dell'ISS Gualtiero Ricciardi, le parlamentari Nerina Dirindin (Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica) e Margherita Miotto (Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati) e Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale Diritti del Malato di CittadinazAttiva. "Sulle questioni di fondo che abbiamo affrontato sono emersi elementi comuni: ora è possibile e necessario passare ad una fase di concretezza. E - ha concluso Lamonica - l'iniziativa sindacale sarà ancora più forte".