"Su richiesta delle organizzazioni sindacali, in accordo con il presidente Alleva, alla seduta del consiglio Istat del 26 aprile sono intervenuti Cgil, Cisl, Uil e Anpri per discutere il piano di fabbisogno, in via di definizione. Il fatto che la discussione abbia avuto evidentemente un esito diverso dalle attese del presidente, non può in alcun modo giustificare il fatto che due giorni dopo il direttore generale dell'Istat ha inviato alle organizzazioni sindacali e all'Aran una nota di censura, in cui si denuncia un’inesistente interruzione dell'attività istituzionale, minacciando azioni legali e la rottura delle relazioni". È quanto denuncia Francesco Sinopoli, segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza Cgil.
"Si tratta di una calunnia, di cui valuteremo con attenzione gli sviluppi. In ogni caso, è inammissibile una reazione di tale natura di fronte a un confronto svolto con rispetto, avvenuto nell'ambito della normale dialettica sindacale. Reazione che contiene anche altri profili di rilievo. La nota firmata dal direttore generale appare un tentativo di censura della libertà di opinione delle rappresentanze sindacali. Senza giri di parole, nella nota inviata dal direttore generale, si valuta 'davvero sorprendente e censurabile l’atteggiamento tenuto da un gruppo di lavoratori e di rappresentanti sindacali', ma la sorpresa e la censura derivano dalle valutazioni politiche contenute nella nota stessa. Dunque, riguarda esplicitamente il merito della contesa politica e non la forma dell’iniziativa sindacale. Il nodo sembra essere la mancata condivisione da parte dei sindacati della medesima opinione del direttore generale sul piano di fabbisogno in discussione. Consideriamo quanto accaduto inaccettabile e ci aspettiamo la rettifica in tempi brevi, da parte dell’Istat, della nota inviata il 28 aprile", conclude il dirgente sindacale.