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Siamo ad un passaggio cruciale per la vertenza Invatec Medtronic, azienda statunitense leader del settore biomedicale, che ha deciso di chiudere gli stabilimenti di Roncadelle e Torbole Casaglia (entrambi in provincia di Brescia) entro il primo semestre del 2020. Sono 315 i posti di lavoro a rischio, che oggi, 12 luglio, i sindacati tenteranno di difendere al tavolo di confronto in programma presso il ministero dello Sviluppo Economico, al quale parteciperanno i responsabili della multinazionale e il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.
Invatec Medtronic ha annunciato la chiusura dei due stabilimenti il 7 giugno scorso: la produzione si fermerà nel 2019, la dismissione totale è prevista entro il giugno 2020. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil rimarcano che l'azienda è già stata interessata da un pesante piano di esuberi negli scorsi anni, “giustificato” da un progetto di rilancio industriale. In quel progetto i siti di Torbole Casaglia e Roncadelle erano definiti centri di eccellenza, e posti in salvo da eventuali esuberi. La decisione di chiudere e licenziare, quindi, sarebbe una violazione di quell’accordo.
Nei giorni scorsi sulla vertenza è intervenuta anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil nazionale: "La decisione della multinazionale americana di spostare all'estero produzione, ricerca e sviluppo è inaccettabile - ha detto Camusso - Sono così vanificati i sacrifici dei lavoratori che non più di un anno fa hanno sottoscritto un accordo che aumentava il part time per salvare i posti di lavoro”. Per il leader sindacale “non è accettabile che l'azienda, dopo aver acquisito brevetti di una produzione altamente specializzata, usato impunemente licenziamenti, ammortizzatori sociali e soldi pubblici, sposti in modo ingiustificato produzioni e ricerca, lasciando 314 persone senza lavoro e senza prospettive”. Susanna Camusso ha garantito “tutto l'appoggio della Cgil alle lavoratrici e ai lavoratori, al 90 per cento donne, che con coraggio e determinazione sono da 30 giorni in presidio e sciopero permanente per il lavoro e la loro dignità. Servono risposte urgenti da parte delle istituzioni, del ministero e anche delle associazioni industriali locali che non possono essere semplici spettatori”.
Molto significativi gli attestati di solidarietà e sostegno che le lavoratrici e i lavoratori di Invatec hanno ricevuto nel corso del mese di presidio permanente al quale hanno dato vita. In particolare, le Brigate di Solidarietà Attiva, che di solito portano aiuti alle popolazioni terremotate o vittime di calamità naturali, hanno voluto consegnare pacchi alimentari di generi di prima necessità come pasta, riso e latte provenienti dal Gap (Gruppo di Acquisto Popolare) di Lodi. "La crisi, come terremoti ed alluvioni, non fa altro che aggredire ulteriormente le condizioni di vita di chi non ha altri mezzi di sostentamento se non il proprio lavoro - si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook delle Brigate - Per questo siamo a fianco dei lavoratori Medtronic Invatec che da mesi lottano per il proprio posto di lavoro contro una multinazionale Usa che vuole chiudere gli stabilimenti e delocalizzare la produzione in Messico lasciando a casa 310 lavoratori. Per questo, da anni, ci battiamo per unire le sofferenze di chi ha perso o rischia di perdere tutto, che siano terremotati o che siano lavoratori che difendono il proprio posto di lavoro".