Anche quest’anno i risultati delle prove Invalsi che gli studenti di seconda e quinta elementare, di terza media e di seconda superiore hanno sostenuto in primavera, "ci consegnano il quadro di un Paese diseguale. L’allarme riguarda soprattutto il Sud, dove quasi il 50% degli studenti si attesta a un livello inferiore da quello richiesto dalle indicazioni nazionali. Anche questi dati confermano il precario stato di salute della scuola italiana, aggravato dalle riforme degli ultimi vent’anni". Lo afferma, in una nota, la Flc Cgil.
"Il tema delle disparità territoriali e delle diseguaglianze tra studenti, deve farci riflettere sugli interventi inderogabili di cui la scuola ha bisogno - prosegue il sindacato -. Deve essere chiaro che respingiamo l’equivalenza tra la valutazione di sistema e valutazione degli apprendimenti e che alla scuola militante non è possibile imputare responsabilità che sono esclusivamente di una politica miope che ha pensato solo a tagliare le risorse per l’istruzione".
Un vero sistema nazionale di valutazione deve aiutare a costruire una scuola che argini le disuguaglianze e non le moltiplichi, suggerendo al decisore politico dove intervenire. "Per far sì che nessuno resti indietro - aggiunge -, occorre innanzitutto costruire le condizioni affinché, in tutto il territorio nazionale, siano garantite le stesse opportunità e gli stessi diritti. Per questo è indispensabile intervenire soprattutto sul tempo scuola garantendolo uniformemente in tutte le regioni".
Ed è necessario un ripensamento dei cicli nell’ottica di rafforzare il raccordo tra i diversi ordini di scuole riaprendo una vera discussione sul ciclo di base. "Si continuano a registrare soprattutto nel primo anno della secondaria di II grado un livello di dispersione scolastica (intesa come abbandoni, bocciature e ripetenze) inaccettabile. Il costo sociale ed economico di questa situazione è una delle ferite aperte del nostro Paese. Per questo sono necessari interventi su infrastrutture, organici adeguati alla realizzazione del tempo pieno nelle regioni meridionali, generalizzazione della scuola dell’infanzia e gratuità effettiva della scuola".
Le politiche di sviluppo della scuola nel Mezzogiorno, infine, "devono essere parte di un progetto a più largo raggio teso a superare le differenze che rendono sempre più difficile, in quei territori, l’esercizio di fondamentali diritti di cittadinanza".