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Banca Intesa Sanpaolo è disponibile a riassorbire i 3.500 lavoratori destinati all'uscita in base agli accordi sindacali del 2011, ma chiede in cambio un taglio di 250 milioni di euro (il 5% circa del costo del personale), agendo in via preventiva sul monte-salari (riduzione dell'orario, utilizzo delle ferie, ecc ... ). I sindacati non ci stanno e hanno indetto il primo sciopero nella banca dopo la fusione del 2007.
Lo scrive Avvenire, che spiega: “La banca sottolinea l'esigenza di ‘considerare il piano d'impresa firmato lo scorso anno alla luce di un quadro di riferimento mutato in maniera significativa, dopo la riforma previdenziale. In particolare si stima che circa 3.500 dipendenti del gruppo possano perdere i requisiti previsti per lasciare la banca sulla ba se dell'accordo del luglio 2011. In questa situazione di indeterminatezza Intesa Sanpaolo, con senso di responsabilità, ha deciso di sospendere le uscite previste, ipotizzando allo stesso tempo il reinserimento in azienda dei 561 dipendenti già usciti e privi di sostegno economico’. Secondo le organizzazioni sindacali invece, che hanno indetto la giornata di protesta per il 2 luglio, Banca Intesa ha deciso di azzerare il monte esuberi delineato un anno fa con l'intenzione accusano, di ‘scaricare i costi su tutti i lavoratori del gruppo’”.