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È il giorno della verità per Industria italiana autobus, la società nata nel 2014 dalla fusione dell’ex Bredamenarinibus di Bologna e dell’ex Fiat Iveco di Flumeri (Avellino). Oggi (mercoledì 21 novembre) si tiene l’Assemblea straordinaria dei soci dell’azienda, che dovrà decidere se scegliere la via della ricapitalizzazione e del rilancio delle attività o portare i libri in tribunale, procedendo quindi al fallimento. Ore di angoscia, dunque, per i 441 dipendenti, che assieme a Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil si ritrovano intanto in presidio a Roma, alle ore 11 davanti alla sede aziendale.
La vertenza va avanti ormai da mesi, procedendo di rinvio in rinvio. Il governo ha promesso la ricapitalizzazione dell’azienda, con il coinvolgimento di Ferrovie dello Stato (cui spetterebbe la redazione del nuovo piano industriale), di Leonardo Finmeccanica (che sarebbe disponibile ad accrescere la propria partecipazione azionaria) e Invitalia (che garantirebbe un ruolo di raccordo e coordinamento). Il ministro dello Sviluppo economico Di Maio si è esposto personalmente sulla vicenda, rassicurando a più riprese i lavoratori dei due stabilimenti, e promettendo la creazione di un polo pubblico di costruzione di autobus di nuova generazione. Ma finora, ancora alcun impegno è stato messo su carta.
“Ho una grande fiducia nella tenuta della lotta dei lavoratori per quanto riguarda sia Bologna sia Valle Ufita: è una storia straordinaria di resistenza”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, intervenendo sulle sorti dell’azienda: “La vertenza deve finire bene. Abbiamo il problema della produzione degli autobus negli stabilimenti, dell'occupazione che va salvaguardata, della necessità che si riprenda a fare seriamente politica industriale”. Il leader sindacale ha poi auspicato che gli “impegni assunti dal governo si tramutino presto in realtà”, pur rimarcando che “finora non abbiamo avuto la traduzione che era necessaria”.