Un piano per rilanciare la produzione di Industria italiana autobus (Iia) nel nostro paese. È quanto presenta la Fiom Cgil oggi (giovedì 2 agosto) a Roma, in occasione dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico sulla reindustrializzazione e rioccupazione degli stabilimenti ex Breda Menarini di Bologna ed ex Fiat Iveco di Flumeri (Avellino). La società, nata nel 2014 dalla fusione delle due imprese, non è mai decollata e i piani industriali che si sono succeduti sono stati sempre disattesi. La produzione è ridotta ai minimi, per di più delocalizzata in Turchia alla controllata Karsan, e i lavoratori sono ancora in cassa integrazione.

C’è quindi la necessità di un vero progetto di sviluppo, e di questo si fa carico la Fiom. “A quattro anni dalla partenza della vertenza siamo a un punto cruciale che presuppone scelte strategiche, coraggiose ma indispensabili per l'occupazione”, scrivono i metalmeccanici Cgil, puntando anzitutto alla ricapitalizzazione di un’unica società a maggioranza pubblica, anche senza escludere capitali privati. La Fiom, in una lettera inviata al ministro Di Maio, chiede “un confronto per giungere alla condivisione con la proprietà di un piano industriale che abbia come primo obiettivo la contrattualizzazione delle gare già vinte e l'allocazione della produzione di tali commesse in portafoglio a Industria italiana autobus negli stabilimenti di Flumeri e Bologna”.

La Fiom chiede poi “la ripresa della partecipazione alle nuove gare che dovranno tenersi” e la condivisione “di un piano d’investimenti sugli stabilimenti che innovi il processo (industria 4.0) e il prodotto (autobus eco), e che accresca la formazione dei lavoratori”. Per i metalmeccanici Cgil è inoltre importante “la piena rioccupazione del numero di posizioni prevista dall'accordo del dicembre 2014 e la verifica degli eventuali ammortizzatori sociali utili alla continuità occupazionale”. Altro tema centrale, infine, è “il mantenimento dell'integrità e la valorizzazione degli stabilimenti e delle aree su cui insistono utilizzando gli strumenti previsti dalla normativa”.

Per il sindacato, il governo deve “continuare a investire con le politiche di indirizzo per le Regioni e gli enti del trasporto pubblico locale per supportare il cambio del parco circolante, favorendo quelli a minor impatto ecologico”. E deve favorire “un percorso d’integrazione tra la produzione e il servizio di mobilità pubblica collettiva (autobus e treni) e sollecitare la nascita di una piattaforma della mobilità nazionale che integri e connetta la mobilità, anche per permettere la nascita di una filiera produttiva”. In conclusione, la Fiom ricorda di essersi “impegnata con i lavoratori dei due stabilimenti per rilanciare la produzione di mobilità pubblica, collettiva, sicura ed ecologica, affrontando molte difficoltà”.