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Appalti, salario, sicurezza sul lavoro. Un lungo cahier de doléances, quello snocciolato da Cgil e Uil della Basilicata, che hanno indetto per oggi, giovedì 5 luglio, lo sciopero di quattro ore dei dipendenti dell'indotto Eni del Centro oli Val d'Agri di Viggiano (Potenza). L'astensione dal lavoro sarà dalle ore 8 alle 12, previsto anche un presidio davanti ai cancelli del Centro. A motivare la protesta è "la mancata apertura del confronto da parte di Confindustria sulla piattaforma per la contrattazione unica di sito presentata dalle organizzazioni sindacali e approvata dai lavoratori".
Cgil e Uil ritengono "inaccettabile il mancato rispetto di Confindustria verso i lavoratori, che legittimamente hanno chiesto di discutere delle condizioni di lavoro, del salario, della sicurezza e dei risvolti occupazionali. Assordante, invece, è il silenzio della Regione Basilicata, dell'Eni e di Confindustria rispetto agli impegni assunti con il Protocollo di sito del 5 ottobre 2012 e il Protocollo del 6 agosto 2014". Sindacati e addetti dell'indotto chiedono "l'apertura immediata di un confronto, sollecitato ormai da più di un mese, nel quale discutere nel merito le proposte contenute nella piattaforma per dare risposte certe ai lavoratori, che con molti sacrifici mandano avanti il Centro oli garantendo i profitti per l'Eni e per le aziende".
Entrando nel merito delle richieste, Cgil e Uil rimarcano anzitutto "la trasparenza nei cambi di appalto, con la garanzia della piena applicazione della clausola sociale a salvaguardia dell'occupazione, e la definizione dei perimetri contrattuali nel Centro oli rispetto alle reali attività lavorative per evitare il dumping contrattuale nei cambi di appalto, con il conseguente peggioramento dei diritti e del salario dei lavoratori". I sindacati sollecitano anche "il rafforzamento della sicurezza e delle misure di sorveglianza sanitaria dei lavoratori dell'indotto Eni e del comprensorio rispetto ai rischi reali che l'attività estrattiva produce" e il più generale "miglioramento delle condizioni salariali e di lavoro".
Per il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, il Protocollo di sito del 5 ottobre del 2012 "è stato un grande risultato, frutto di scontri ma anche di confronto, che portò alla definizione di un accordo che in questi anni ha assicurato ai lavoratori non solo la salvaguardia dell'occupazione nei cambi di appalto, ma anche il mantenimento dei livelli retributivi". Per l'esponente sindacale "è evidente che la piattaforma presentata da Cgil, Cisl e Uil di Basilicata per la definizione di una contrattazione unica di sito non è altro che la naturale evoluzione del Protocollo di sito del 2012 e dell'Accordo dell'agosto 2014, e rappresenta il segno tangibile dell'assunzione di una responsabilità sociale da parte delle imprese". Summa ritiene "necessario aprire il confronto sui contenuti della piattaforma, diversamente Confindustria si assumerà la piena responsabilità della rottura, frutto di un'inspiegabile e preconcetta chiusura rispetto alla necessità di garantire pari condizioni economiche e sociali a tutti i lavoratori che operano nell'indotto Eni. La valorizzazione delle risorse energetiche quale volano dello sviluppo locale non può prescindere dall'assicurare diritti e sicurezza: in sintesi, buona occupazione".