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Una lavoratrice incinta era stata licenziata dalla Casa Ronald di Firenze, la Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald che fa riferimento all'arcinota catena di fast food. Dopo un anno, però, la vicenda è finalmente approdata a un lieto fine, con la reintegra del posto di lavoro da parte del tribunale. È successo a Firenze, dove il 21 marzo scorso, con una sentenza della corte, una donna ha ottenuto il diritto a rientrare sul posto di lavoro. Il giudice ha infatti stabilito che il licenziamento del 27 marzo 2017, avvenuto per motivi disciplinari mentre lei era in stato interessante, era illegittimo.
La vicenda
La Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald, fondata e finanziata da McDonald’s, gestisce Casa Ronald Firenze, una casa accoglienza che sorge sul terreno dell’Università di Firenze e accoglie, in collaborazione con l’ospedale pediatrico Meyer, famiglie di pazienti pediatrici. Evidentemente un'opera meritoria. Per la natura dell’utenza e le caratteristiche del servizio su turni h24, però, i suoi operatori si trovano a svolgere un delicato compito, immersi in un ambiente psicologicamente impegnativo a cui sono stati aggiunti nuovi compiti imposti dalla Fondazione. Tra questi, il raggiungimento di onerosi obiettivi di raccolta fondi e la creazione di eventi sul territorio per raccogliere donazioni e gestione della Casa. Il tutto, secondo la Filcams Toscana, senza che venissero adeguate le risorse e la formazione necessarie per raggiungerli.
Alcuni dipendenti si erano quindi rivolti al sindacato nel 2016, per tutelare il proprio posto di lavoro che sentivano in pericolo e iniziare un dialogo con la Fondazione per vedere riconosciuti le proprie competenze e i diritti in ambito di inquadramento contrattuale. Fondazione Ronald McDonald ha però rifiutato ogni forma di dialogo con il sindacato, “demansionando di fatto i dipendenti e creando un clima di aperta conflittualità e continue pressioni”. In questo contesto, la lavoratrice veniva licenziata poiché accusata di aver detto il falso in merito al sostegno a una collega che, trattenuta durante una riunione aziendale oltre l’orario di lavoro, era stata richiamata per aver chiesto il pagamento dello straordinario.
La sentenza
Il giudice ha invece escluso che i motivi di licenziamento fossero legittimi, accogliendo totalmente le richieste della lavoratrice e procedendo a ordinare il reintegro della stessa, il risarcimento del danno e il pagamento delle spese processuali a carico della Fondazione. La lavoratrice, che al momento del licenziamento era incinta, ha affrontato questo difficile momento con il sostegno e il supporto della Filcams di Firenze, da cui ha ricevuto assistenza legale e solidarietà.
Il ruolo del sindacato
“La Fondazione McDonald non aveva accettato che i lavoratori si fossero uniti per ottenere i propri diritti a partire da una rivendicazione del livello di inquadramento nel 2016 - spiega la Filcams -. La fondazione è una importante realtà del nostro territorio nel campo della solidarietà ma deve anche ricordarsi che i diritti del lavoro sono da rispettare, e licenziare una donna in gravidanza è un atto gravissimo ed intollerabile che non è accettabile che confligge con la missione della Fondazione”. Per il sindacato è necessario “essere coerenti e rispettosi dei diritti sempre ed ovunque. La conoscenza del contratto di lavoro e l’unione tra i lavoratori sono la chiave per ottenere i propri diritti e lavorare in un contesto sereno: siamo orgogliosi di cosa insegna questa vertenza. Ringraziamo i lavoratori incontrati in questa vicenda che, uniti, hanno raggiunto un risultato importante che sarà di sostegno anche per tanti altri lavoratori che si dovessero trovare nella stessa situazione”.