I sindacati non sono stati ammessi come parti civili nell'ambito del processo per l' esplosione allo stabilimento Umbria Olii. Ammessi invece i familiari delle vittime, la Regione Umbria, il Comune di Campello sul Clitunno, il ministero dell'Ambiente e l’Inail. E’ la decisione presa oggi dal giudice del tribunale di Spoleto nell’ambito del processo che si svolge per l’incidente che il 25 novembre 2006 provocò la morte di quattro operai di una ditta esterna impegnata in lavori di manutenzione

Unico imputato è l'amministratore delegato della società Giorgio Del Papa, accusato di omicidio colposo plurimo e violazione alle norme per la sicurezza del lavoro, con l'aggravante della colpa con previsione dell' evento. Il giudice Alberto Avenoso non ha ammesso la costituzione di parte civile dei sindacati rilevando come, in base anche a quanto ha stabilito la Cassazione, per essere considerate soggetti offesi dal reato le organizzazioni sindacali debbano avere tra i propri iscritti le vittime. Mentre nessuno degli operai morti a Campello sul Clitunno lo era. Il processo e' stato quindi rinviato al 19 gennaio prossimo.

“Si tratta di una decisione grave e preoccupante che crea un precedente molto pericoloso in quanto mette in discussione il principio di rappresentanza generale del Sindacato nel mondo del lavoro, quello stesso principio che fa si' che i contratti siglati dalle organizzazioni sindacali siano validi per tutti i lavoratori e non solo per gli iscritti”. E’ questo il contenuto di una nota diffusa sull’argomento dai segretari generali della Cgil dell'Umbria, Manlio Mariotti, e della Cgil di Perugia, Mario Bravi.

“Il giudice – continuano i sindacalisti - dimostra inoltre di ignorare le caratteristiche del mondo del lavoro in una realtà come quella umbra, fatta di piccole e piccolissime aziende, a carattere familiare o semi familiare, dove non si applica lo Statuto dei Lavoratori e dove, gioco forza, il sindacato ha maggiori difficoltà ad essere presente”. “Nonostante questa clamorosa ingiustizia, - concludono infine - la nostra risposta sarà forte e determinata. Continueremo ad essere presenti e a seguire assiduamente il processo perché noi sentiamo il dovere e non solo il diritto di fare la nostra parte in questa vicenda così drammatica e assurda”.