Le Flai Cgil di Belluno e del Veneto esprimono il proprio cordoglio per la morte del lavoratore Vitali Mardari, avvenuta il 19 novembre scorso nei boschi del Primiero, al confine con la provincia di Belluno. "La perdita di un giovane lavoratore, peraltro nelle condizioni di insicurezza e irregolarità che sembrano delinearsi dalle indagini, è gravissima e non può passare sotto traccia", spiega il sindacato, lanciando un grido di allarme rispetto a quanto, secondo le prime ricostruzioni dei fatti, sarebbe accaduto: "Da quello che emerge l’operaio stava lavorando, forse addirittura in nero, per una delle molte imprese boschive che si sono attivate per le lavorazioni di sgombero del bosco dai tronchi degli alberi schiantati a seguito delle devastazioni subite dalla zona per il maltempo di fine ottobre".
La Flai Cgil del Veneto ha richiesto al governo della Regione di "porre estrema attenzione alla fase di recupero del patrimonio boschivo andato danneggiato. La 'chiamata generale' alle imprese private che si sta facendo da parte della politica regionale, senza, allo stato attuale, la minima attenzione a una regia accurata, apre a enormi rischi legati prima di tutto agli aspetti della sicurezza sul lavoro e poi in merito alle generali condizioni di quanti saranno chiamati a operare in questo contesto per quanto riguarda regolarità, legalità, corretta applicazione dei contratti di lavoro e, di conseguenza, della retribuzione".
Per il sindacato "la logica della fretta e delle 'deroghe' porta a conseguenza nefaste di cui temiamo che l’infortunio mortale dell’altro giorno sia un chiaro esempio. Non si può in alcun modo accettare che lavoratrici e lavoratori paghino, anche con la propria vita, la mancanza di controllo e verifica delle condizioni di lavoro. Questo è vero sempre, ma in particolar modo in un contesto come quello del ripristino del patrimonio boschivo regionale la cui diretta responsabilità ricade per legge in capo alla Regione".
Al governo regionale la Flai Cgil chiede "che vi sia la partecipazione attiva in suddette operazioni di Veneto Agricoltura, ente strumentale della Regione, deputato alla gestione del patrimonio boschivo regionale, all’interno del quale sono presenti operai e impiegati la cui professionalità e competenza è elevatissima e non può non essere utilizzata in casi eccezionali come questo; che sia fatta un’azione di serrata sorveglianza e controllo capillare delle imprese private che opereranno in questo contesto in merito a legalità, regolarità, sicurezza e corretta applicazione contrattuale, anche con l’istituzione di una cabina di regia dedicata; che i bandi del Psr e i fondi europei inerenti la 'ricostruzione' siano destinati alle aziende 'sane', regolari, che non sfruttano i lavoratori e che applicano i contratti e le normative previste, dato che gli strumenti per una tale selezione esistono e sono attuabili da subito secondo le previsioni della legge 199/2016 in merito alle Reti del lavoro agricolo di qualità”.