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L’Inca Cgil ha lanciato un grande progetto sulla formazione che prevede grossi investimenti a tutti i livelli, e che coinvolge l’intera struttura - dall’operatore al dirigente -, creando un vero e proprio sistema integrato.
“Storicamente, è un’esperienza importante per il nostro patronato – commenta la presidente dell’Inca, Morena Piccinini –, nell’evoluzione dei bisogni che si sono creati. Un’attenzione così continua deriva dal fatto che siamo e vogliamo essere un sistema che dal Trentino alla Sicilia si muove e lavora secondo un’unica modalità. Rispondiamo a una legislazione unica, a regole ministeriali omogenee e valide e per tutti. Ci rimane uno spazio di autonomia individuale nell’organizzazione del lavoro. Abbiamo creato un sistema unico informatico e abbiamo bisogno di realizzare un’omogeneità nei comportamenti, avendo un unico sistema che copre dai livelli più bassi alle specializzazioni più elevate, nell’uso dell’ottimizzazione del lavoro e dei tempi. Abbiamo bisogno di portare avanti il patronato tutti insieme a realizzare il meglio, per quanto riguarda la dimensione della tutela. Tutto ciò permette una grande organizzazione dei territori e trasferimenti di esperienze e competenze da un territorio all’altro, da un dipartimento all’altro, per poter crescere assieme. Ciò consente di avere un innalzamento significativo del tasso di professionalità e capacità di risposta”.
Un nuovo sistema integrato
“L’incrociare tutti i problemi e dare risposte di tutela alle persone significa anche dare risposte sindacali, perché il patronato ha trasferito parte dei problemi alle categorie competenti. Ha dato materia per costruire la contrattazione sociale e territoriale. E dà strumenti ai responsabili confederali per rapportarsi in modo diverso con le pubbliche amministrazioni. Sono state fatte sperimentazioni molto importanti. Fermo restando che, per noi, la dimensione della tutela è una parte stretta della rappresentanza”, prosegue la dirigente sindacale.
“Chi si rivolge a noi non è un semplice utente, fruitore di un servizio. In realtà, il cliente è colui che sceglie, e se non trova quell’accoglienza confortevole, quella professionalità che le persone chiedono a chi deve dare risposte, se ne va da un’altra parte. Tante persone non iscritte vengono da noi, perché, da clienti, trovano una risposta migliore di quelle che possono trovare da altre parti. Dobbiamo saper gestire una complessità sempre maggiore. Ad esempio, come affrontare i reclami? Non sono una rottura di scatole, ma un elemento positivo che ci permette di analizzare come siamo organizzati e di crescere professionalmente. Includiamo anche il tema della fidelizzazione verso il patronato e l’organizzazione. Questo è importante e dobbiamo essere attenti a tale aspetto. La formazione ci aiuta e per la prima volta somministriamo un modello uguale per tutti”, continua la sindacalista.
“La formazione la facciamo tutti con gli stessi formatori. Alla fine, avremo circa 2.000 persone che nell’arco di cinque mesi hanno fatto lo stesso percorso formativo e motivazionale. C’è una costante: quando inizia il corso notiamo tanta resistenza da parte di molti, mentre quando finiscono le lezioni si avverte tanta curiosità nel provare ancora. Nei prossimi dodici mesi continueremo, mese dopo mese, attraverso la rete di esperti che ci accompagna, e somministreremo dei pezzetti di ritorno del percorso formativo. A tutti chiediamo di rappresentarci e alla fine chiederemo che cosa è cambiato per loro, a distanza di un mese dalla giornata formativa finale. Questo è un file che assieme a quello della specializzazione e della competenza ha bisogno di essere sempre tenuto aperto”, prosegue la leader dell’Inca.
Avviato il primo corso intensivo
“A Cervia è stata organizzata una settimana di corso intensivo per il gruppo dirigente, con dieci ore di lezioni al giorno su una pluralità di temi. È stato gestito un primo modulo formativo, che ha coinvolto tutti i vertici Inca. Si è parlato di leadership, di negoziazioni. Sono state usate tecniche di simulazione per far riflettere i singoli sei gruppi di lavoro, che si sono alternati con altrettanti docenti, per un totale di 150 persone coinvolte. È stato bello vedere come delle persone entrate con tante sicurezze sul loro ruolo si sono messe in discussione. Questa è una novità assoluta per noi. La simulazione trasmetteva tanti input, che alla fine ci siamo messi in gioco. E questo è stato un momento di riflessione come elemento su cui continuare a lavorare singolarmente”, rileva ancora la presidente del patronato.
“I formatori sono stati selezionati volutamente all’esterno. Ci siamo rivolti a una società cooperativa che associa una settantina di formatori e lavora con aziende su elementi come la gestione del cliente e la sponsorizzazione commerciale. È stato curioso, perché molti di noi, abituati al nostro linguaggio e al nostro modo di pensare, al nostro uso dei termini, si sono dovuti abituare a un contesto completamente diverso. Ci hanno sottoposto provocazioni che ci hanno colpito e ci hanno fatto molto riflettere, anche attraverso reazioni animate”, aggiunge l’esponente Cgil.
“Ora concentriamo l’ultima parte formativa sui dirigenti nazionali. Sarà una formazione a distanza, anche se non rinunciamo ai corsi stanziali di una settimana - quelli di specializzazione, quelli di riflessione di gruppo e di come creare una rete d’interpersonalità -, ma dobbiamo essere molto più pratici e veloci per le novità legislative. Abbiamo 1.700 funzionari: per loro ci sarà una formazione immediata e generale. Siamo abituati a uno schema formativo classico, stanziale, con le slide. L’ultima parte formativa la dedicheremo ai nuovi aspetti della trasmissione dell’informazione e della formazione, in modo da poter scegliere tra una vasta gamma di strumenti quello che è più utile: il seminario di una settimana o la formazione a distanza che coinvolge tutti nell’arco di un’ora. Questa sarà la parte finale riservata ai dirigenti del nazionale”, conclude Piccinini.