Inaugurato oggi a Milano il “Palazzo Cgil”, la nuova sede della confederazione e di molte delle sue categorie regionali (Filcams, Filctem, Fillea, Filt, Flc, Funzione Pubblica e Flai): un edificio di otto piani in Via Palmanova 22, accanto alla sede dello Spi lombardo. All’insegna della parola d’ordine “Cambia la sede, cresce l’impegno”, in un atrio gremito, il Segretario generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada, prima di tagliare il classico “nastro”, ha aperto le celebrazioni ricordando lo slogan che ha contrassegnato la giornata di oggi: Cambia la casa, cresce l’impegno” e come la Cgil Lombardia abbia lasciato Sesto “pensandoci molto. Sesto è stato un luogo importante, una sede unitaria che ha rappresentato un punto rilevante della storia del sindacato. Non abbiamo potuto realizzare il sogno di restare insieme, Cgil, Cisl e Uil in quella sede unitaria, ma nonostante questo l'impegno continua ad essere forte nella ricerca di un punto comune per rappresentare sempre meglio le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati e le pensionate. Ora siamo in questa nuova sede, ha concluso la leader della Cgil lombarda - possiamo contare sulla presenza delle nostre categorie e questo ci aiuterà anche a dire quello che per noi conta molto, e cioè che la Cgil sta dalla parte di chi fa più fatica a vivere in questo Paese”.

Elena Lattuada ha dato poi la parola al Presidente della Regione Roberto Maroni, che ha aperto il suo intervento ringraziando il nuovo Segretario generale ma anche quello precedente, Nino Baseotto con il quale, ha detto, abbiamo condiviso molti momenti di incontro. “Da Presidente della Regione ho voluto continuare il confronto costante che avevo mantenuto come Ministro del Welfare con il mondo sindacale, quei cosiddetti corpi intermedi che qualcuno a Roma vorrebbe fossero aboliti, e che per me sono invece fondamentali. E questo anno e mezzo di governo della Regione mi conforta nella mia convinzione. Non sempre abbiamo avuto posizioni concordi nel merito, com’è ovvio, ma l'importante è che ci siamo sempre confrontati senza pregiudiziali, e con la voglia di trovare soluzioni condivise ai problemi”. Cita, Maroni, l’Accordo sull’anticipazione dell’erogazione della cassa in deroga e l’avviso comune firmato il 5 giugno scorso grazie ai sindacati e anche alle imprese, per fare in modo che i giovani neoassunti per Expo possano continuare la loro attività anche dopo i sei mesi dell' evento. C’è poi la riforma del sistema sanitario, un’intesa che abbiamo quasi definito e che quest’oggi si tradurrà in un documento comune su quello che dovrà essere il sistema sanitario in Lombardia. “Per me, ha concluso il Presidente della Regione, il mondo sindacale è un interlocutore principale perché rappresenta i lavoratori e i cittadini”.

E’ stata poi la volta del Sindaco di Sesto San Giovanni Monica Chittò: “Il distacco da Sesto - ha detto ricordando l’importanza della presenza per decenni della sede sindacale unitaria nel suo territorio - non comincia oggi, ma ha avuto un suo percorso che è stato accompagnato da diverse iniziative. Non vi abbiamo lasciato andare, semplicemente andate in una nuova casa, ma la nostra collaborazione non si cancella, continueremo a confrontarci e a costruire iniziative insieme. La nuova sede, peraltro, è a Milano, ha concluso, nella grande città metropolitana, dunque nessuno ha perso niente”.

Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia si è detto “lieto perché a Milano adesso c'è una nuova casa per difendere ancora di più e meglio i diritti, quelli dei lavoratoti, delle persone, dei cittadini”. Richiamando i valori della Costituzione, ha detto: “insieme ce la faremo; mai, in nessuna parte del mondo si è riusciti a dare risposte ai bisogni delle persone eliminando o azzerando i diritti di tutti. Chi governa una città, ma anche chi governa un paese, una regione, deve governare sapendo che i cittadini non sono sudditi, e che i diritti vanno estesi anche a chi non ne ha”.

Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso apre ringraziando tutti ma in particolare Antonio Pizzinato, al quale si deve l’esistenza della vecchia sede. “Per lungo tempo - ha detto - abbiamo accarezzato l'idea che con Cisl e Uil si dovesse cambiare sede, ma tutti insieme. Oggi inauguriamo questa che è la casa della confederazione e di tutte le categorie, peraltro con la coincidenza di una nuova sede e di un nuovo segretario generale, e dunque sarà una nuova stagione per tante cose. Noi partiamo dall’idea che ogni volta che il sindacato rende più accogliente una sede, o ne apre una nuova, fa un servizio al Paese. Accogliere meglio le persone è una delle risposte che oggi possiamo dare alla disperazione che la crisi diffonde tra la gente".

"E proprio in questa fase non si sentiva certo il bisogno che il governo si esercitasse a realizzare un mondo del lavoro di serie B. La crisi italiana è una crisi di sistema, ma anche dei modelli cui ci si è ispirati. E quanto a modelli, Renzi sembra avere un po' troppo in mente quello della Thatcher. La situazione attuale è il frutto di un modello, quello degli ultimi vent' anni, che ha svalorizzato lavoro, e un paese che ha bisogno di guardare come esce dalla crisi non ha bisogno di divisioni. Invece, per giustificare le scelte che si compiono, si sta cercando un nemico, e a noi spetta il compito di prepararci a contrastare questa logica e a rispondere. La sfida la lanciamo è che si può riformare lo Statuto, ma facendo in modo che tutti i lavoratori abbiano gli stessi diritti di chi ha un contratto a tempo indeterminato. Se si vuole guardare alla libertà delle persone e alla cittadinanza, non si possono diminuire ma estendere i diritti. Quella che oggi per qualcuno è una battaglia di conservazione, è invece la difesa della migliore storia di questo paese, e noi non ci rinunciamo".

"Ci vuole coerenza - ha aggiunto Camusso - tra le leggi che si fanno e la Costituzione, che proprio negli articoli meno citati parla di uguale retribuzione per lo stesso lavoro, di parità di salario tra uomini e donne, di nessuna discriminazione, del bene dei singoli che va salvaguardato a prescindere dall' idea di un imprenditore. Non solo più lavoro, dunque, ma un lavoro che abbia diritti, libertà e qualità. E il tema non è, ha voluto sottolineare il Segretario generale della Cgil, salvaguardare il sindacato, ma la difesa della condizione dei lavoratori. Non stiamo difendendo noi stessi, noi siamo lo strumento dei lavoratori, dunque si sta cancellando la dignità di chi lavora., mentre questo paese ha uno straordinario bisogno di ricominciare a sperare nel lavoro proprio come fonte di benessere, di dignità e di cambiamento della propria condizione”.