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“In questi anni ci sono stati grandi gruppi, come Fiat, che sono usciti da contratto nazionale e hanno avviato una pratica di superamento di fatto del contratto nazionale di lavoro. Noi arriviamo al rinnovo del contratto con esperienze di accordi separati e con una situazione che è sotto gli occhi di tutti. In questi giorni stiamo discutendo, abbiamo messo a punto una piattaforma e nei luoghi di lavoro si sta votando”. Con queste parole Maurizio Landini, segretario generale della Fiom ha aperto la conferenza stampa di presentazione delle ragioni della manifestazione nazionale dei metalmeccanici in programma a Roma sabato 21 novembre. La conferenza è stata trasmessa integralmente su RadioArticolo1.
Le questioni sul tavolo sono essenzialmente la bocciatura della legge di stabilità e la stagione dei rinnovi contrattuali. “Abbiamo avuto un primo incontro con Federmeccanica - ha affermato Landini - , un tavolo unitario in presenza di piattaforme diverse, una della Fim e della Uilm e una della Fiom. Questa volta, quindi, il tavolo è unico e non ci sono esclusioni. Per quanto ci riguarda, l'obiettivo è verificare fino in fondo la possibilità di ricostruire e di riconquistare un contratto nazionale unitario. Noi proponiamo che la contrattazione annua del salario avvenga nazionalmente per tutti i metalmeccanici, così come avviene già in Germania. In sostanza, stiamo chiedendo un aumento del 3% per il 2016. Per noi il contratto nazionale deve avere il compito non solo di recuperare l'inflazione ma di difendere e di accrescere, quando ci sono le condizioni, il potere d'acquisto dei salari. In Italia, questa cosa non è mai stata sperimentata”.
Al governo la Fiom chiede “un provvedimento per defiscalizzare gli aumenti che vengono dati nei contratti nazionali di lavoro”, e auspica che “in questo rinnovo vengano definite regole democratiche certe, per evitare la pratica degli accordi separati”. Per questo, secondo Landini, l'accordo del 10 gennaio, laddove si parla di certificazione della rappresentanza, “deve essere recepito dentro il contratto nazionale”. Il che significa due cose: “che chi firma gli accordi deve avere il 50% più uno della rappresentanza in base al numero di iscritti e ai voti che prende nelle lezioni Rsu e che un accordo per essere valido ed esigibile per tutti deve essere approvato con un voto certificato da tutti i lavoratori e da tutte le lavoratrici”.
Le altre questioni che i metalmeccanici Cgil propongono nella loro piattaforma sono “il rafforzamento della contrattazione aziendale attraverso l'idea che ci siano dei rinvii del contratto nazionale alla contrattazione aziendale” e “la formazione come diritto soggettivo, stabilendo quote di ore annue”. Oltre ovviamente alle questioni relative al jobs act e agli appalti. La Fiom vuole regolare il sistema “in modo che vengono garantiti i diritti e anche in caso di cambio di appalto” e un 'allargamento' del contratto nazionale a “chiunque lavori in un'azienda metalmeccanica, dall'informatica alla siderurgia, con qualsiasi rapporto di lavoro”. Tutti devono quindi avere “una serie di diritti minimi sanciti dal contratto, come i minimi salariali, le ferie, la malattia, la maturazione di forme di Tfr”. Un altro elemento innovativo della piattaforma Fiom, poi “riguarda tutta la questione degli investimenti, delle politiche industriali, e della riconversione ambientale delle produzioni”.
Inoltre, Landini ha specificato che “naturalmente” non condivide il jobs act “sul terreno dei licenziamenti” e sulla mancata lotta all'evasione fiscale. “Bisogna introdurre un'imposta sulle grandi ricchezze, sui grandi patrimoni, in termini progressivi” - ha detto Landini -. E poi bisogna combattere l'evasione fiscale, e non certo innalzando il tetto per l'evasione dell'Iva come stanno facendo. Ci sono già sentenze che saltano e milioni di euro di evasione che non vengono più considerati reati”. Infine, ha detto: E' necessario modificare radicalmente le pensioni, ridurre l'età pensionabile e modificare un sistema puramente contributivo”. “Noi questo paese lo vogliamo unire - ha infine conlcuso -. Non lo vogliamo dividere, ma lo vogliamo cambiare cambiando le politiche del governo”.