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L'inizio dell'anno per i metalmeccanici della Lombardia è caratterizzato da molte difficoltà ed incertezze, che già dalle prossime settimane potrebbero avere un epilogo poco rassicurante. Il 2016 si è chiuso con quasi 5 mila licenziamenti, dato che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la difficile situazione di molte imprese metalmeccaniche e la condizione precaria dei lavoratori, che hanno perso il loro posto di lavoro in questi mesi. La situazione evidenzia come in questi anni la struttura industriale in Lombardia si sia ridotta non solo in termini di fatturato per molti settori, ma soprattutto per quanto riguarda la consistenza occupazionale.
Si potrebbe dire, senza ombra di smentita, che nella nostra regione il Jobs act non sia servito a nulla, se non a rendere più precari i posti di lavoro e a ridurre diritti e salario per chi lavora. Sempre in termini di precarizzazione, è bene ricordare che la Lombardia è la regione più “voucherizzata” d’Italia, con Milano al primo posto nazionale e Brescia al quarto. In totale nel 2016 sono stati staccati in Italia 145 milioni di voucher, con un aumento del 26,3% sul 2015. Il 64% dei voucher è venduto al Nord (93 milioni), il 36% è suddiviso tra il Centro (26 milioni) ed il Sud (25 milioni di voucher). La prima regione, per voucher emessi, risulta la Lombardia (27 milioni).
Fra le singole città in testa c’è Milano – a proposito del modello Milano – con quasi 10 milioni di voucher, mentre al quarto posto, prima città non “metropolitana”, c’è proprio Brescia, con ben 4,2 milioni di voucher utilizzati. Ma non è solo la precarietà l’incognita per il comparto, il rischio della perdita del lavoro in molte province persiste tuttora per molti lavoratori. In Brianza la crisi della società Linkra determina una situazione di incertezza per oltre 400 lavoratori, in un settore quello delle telecomunicazioni pesantemente colpito negli anni. L’azienda è in cerca di una soluzione attraverso un possibile acquirente. Sempre in Brianza, la situazione della Candy di Brugherio non lascia certo dormire sonni tranquilli, con i 300 esuberi dichiarati dalla proprietà, che oggi si trovano in contratto di solidarietà. Mentre nella vicina Milano, pesantemente colpita dalle recenti ristrutturazioni, incerta e delicata rimane la prospettiva dello stabilimento Alstom ferroviaria di Sesto San Giovanni.
Anche Bergamo ha fatto i conti con la crisi, dopo il recente fallimento della Fim International, con la conseguente perdita di quasi 200 posti di lavoro. Il territorio dovrà infatti fare i conti con la complicata situazione della storica Tenaris, che con una contenuta quotazione del greggio mostra tutte le sue debolezze. E pure Mantova registra qualche problema. Dopo la cessione delle attività americane Belleli alla società Tosto, i 40 lavoratori rimasti alla vecchia proprietà sono stati dichiarati in esubero in questi giorni, con il rischio concreto di essere licenziati nei prossimi. In conclusione, in questi giorni torna di attualità la vicenda Franco Tosi di Legnano che con i suoi 150 dipendenti rischia un epilogo preoccupante: quello di lasciare la sua sede storica di Legnano, un trasferimento che rappresenterebbe una sconfitta per la città che l'ha vista protagonista per decenni. Aziende importanti rischiano la chiusura o il pesante ridimensionamento, prospettive industriali inquietanti, che possono causare drammatiche conseguenze sull'indotto delle piccole imprese, molto diffuse il Lombardia.
Serve allora riprendere in mano sul serio il destino industriale della nostra regione e non accontentarsi solo di politiche attive, spesso senza risultati tangibili o con la solita lode a "garanzia giovani", che lascia comunque disoccupati tante ragazze e ragazzi, sempre alla ricerca di un futuro lavorativo. Un nuovo anno non può procedere solo con quanto fatto negli anni precedenti. Anzi, servono soluzioni di grande discontinuità per superare le grandi criticità presenti. La Lombardia anche attraverso la sua principale istituzione, investa davvero sull'industria e sul lavoro, quello produttivo, quello che l'ha resa forte e importante negli anni nel mondo. Non si può continuare a perdere lavoro e dire addio ai marchi storici, bisogna invertire il segno in modo rapido e concreto.
Mirco Rota è segretario generale della Fiom Cgil Lombardia