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“L'industria del Friuli Venezia Giulia nel corso degli ultimi 8-10 anni ha visto una pesante riduzione del numero delle aziende, circa il 25%. Un dato su tutti? Nel 2008 avevamo circa 20 mila addetti, oggi sono non più di 7-8 mila. Quasi tutte le più grosse realtà hanno chiuso o si sono ridotte, come è accaduto nei distretti industriali del legno di Pordenone e di Manzano dell'udinese. Agli inizi degli 2000, per dare un'idea, davano lavoro a circa 30mila persone tra aziende e indotto, oggi non so se arriviamo a 15 mila. Tiene un po' la metalmeccanica, ma gli altri settori sono stati falcidiati dalla crisi”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia Villiam Pezzetta intervistato da RadioArticolo1.
“Nella nostra regione – aggiunge il dirigente sindacale – su 350 mila lavoratori circa il 70% è in attesa del rinnovo contrattuale, un problema anche dal punto di vista economico. I settori più colpiti sono il pubblico impiego e il commercio, perché qui c'è la più alta concentrazione di centri commerciali e di grandi gruppi di distribuzione dove Federdistribuzione non ha rinnovato i contratti. Se partiamo da questo presupposto, non so da dove possano ripartire i consumi. Non stiamo parlando di qualche settore – osserva Pezzetta –, qui c'è un tentativo più o meno di delegittimazione dei rinnovi nazionali, che poi di fatto è un modo per scaricare sul mondo del lavoro l'incapacità di essere competitivi”.
Nei giorni scorsi è stata presentata la legge di bilancio regionale con luci e ombre, secondo i sindacati. “Intanto i punti positivi: c'è stato un aumento delle risorse date a sostegno della sanità, 100 milioni in più che per la nostra regione vuol dire molto. Verranno poi date più risorse anche per supportare gli ammortizzatori in deroga e di questo c'è un gran bisogno; e altre risorse sono destinate al rifacimento idrogeologico, circa 200 milioni in più; sono ancora insufficienti, ma in qualche maniera s'inverte una tendenza. Rimane il fatto che non vediamo un piano di gestione industriale, non esiste, sulle politiche industriali siamo un po' lontano”.