Nel 2014 il turismo in provincia di Imperia occupava poco più di 20 mila addetti di cui il 72 per cento rappresentato da lavoratori dipendenti. Tra i dati indicativi di una situazione occupazionale critica, quello sulla perdita del 26 per cento dell’occupazione (rispetto al 2008 anno di inizio della crisi). I lavoratori dipendenti hanno risposto meglio alla crisi rispetto ai lavoratori autonomi, grazie anche all’utilizzo della cassa integrazione in deroga (passando da 13 a 15 mila unità dal 2008 al 2014); i lavoratori indipendenti hanno al contrario subito un tracollo del 60 per cento passando da 15 mila a 6 mila unità, pagando per intero il tributo occupazionale alla recessione.
Questi in sintesi i dati sull’occupazione contenuti nello studio presentato oggi dalla Cgil nel convegno organizzato presso la Camera di Commercio dal titolo “Le cinque stagioni del turismo”. Solo nel 2013 il flusso turistico della provincia è stato stimato in oltre 20 milioni di persone, un potenziale sfruttato solo in parte, basti pensare, ad esempio, che dei 5 milioni di viaggiatori stranieri, solo una piccola parte si trasforma in turisti veri e propri, considerando turista chi pernotta in strutture ricettive almeno una volta. Inoltre, pur essendo la spesa del turismo internazionale della Provincia di Imperia la più alta della Liguria (632 milioni di euro su un totale ligure di 1.5 miliardi) lo studio Cgil evidenzia come vi siano enormi margini di miglioramento.
Il principale limite del settore è la concentrazione delle attività e delle risorse sul comparto balneare e nelle seconde case (le presenze nelle seconde case superano i 18 milioni), mentre le presenze negli esercizi alberghieri ed extra alberghieri nel 2014 non hanno raggiunto i 3 milioni di presenze. Inoltre, il confronto con i vicini francesi è piuttosto impietoso se pensiamo che solo la città di Nizza ha più arrivi turistici di tutta la Liguria messa insieme e più del doppio delle presenze. Per Marco De Silva responsabile dell’Ufficio Economico Cgil Liguria e autore dello studio “La Costa Azzurra è un modello al quale tendere soprattutto per la capacità complessiva di promozione del territorio, accoglienza e articolata offerta turistica in un contesto che non si limita a quattro stagioni, ma che ne può e ne deve immaginare anche una quinta scissa dal binomio “sole e mare”. Per Federico Vesigna segretario generale della Cgil Liguria “Solo così è possibile creare le condizioni per uscire dalla trappola del lavoro precario e fare del turismo uno degli asset dello sviluppo del territorio. Ma per diversificare l’offerta e andare oltre al tradizionale turismo balneare e familiare serve il gioco di squadra e la Regione può fare molto per stimolare la collaborazione tra pubblico e privato".