"La trattativa relativa all’acquisizione degli stabilimenti Ilva da parte di Arcelor Mittal è partita malissimo. Il colosso indiano dell’acciaio, infatti, ha formalizzato un piano che prevede 4.000 esuberi e un nuovo contratto di lavoro che prevede un significativo taglio del salario (a partire dal non riconoscimento dell’azianità di servizio) per chi verrà assunto da Am InvestCo. Un piano diverso da quello che aveva consentito alla società di aggiudicarsi la gara". Così la Fiom di Milano in un comunicato.
"Un piano che ha portato i lavoratori a scioperare e manifestare e il ministro dello Sviluppo economico Calenda a sospendere la trattativa. Ilva è l’immensa acciaieria di Taranto, il sito di Genova, ma non solo. Nel nostro territorio ci sono due realtà: a Milano, in viale Certosa, dove operano circa 180 persone (impiegati), e la fabbrica di Paderno, dove lavorano 40 operai. Dopo la mobilitazione di martedì 10 ottobre dei lavoratori di Paderno, stamattina sono scesi in sciopero e hanno manifestato i lavoratori di Milano", continua il sindacato.
“A un'altissima adesione allo sciopero – è il commento di Gianni Ranzini, segretario della Fiom di Milano –, ha corrisposto una massiccia partecipazione al presidio che, sinceramente, mi ha colpito. Nell’immaginario collettivo Ilva è il grande stabilimento pugliese, ma questa vertenza coinvolge migliaia di lavoratori in tutto il paese e noi vogliamo che venga garantita a tutti, compresi gli oltre 7.000 che operano nell’indotto, un’occupazione dignitosa. I lavoratori di Milano e di Paderno, con la loro risposta, hanno dimostrato di essere parte attiva di una mobilitazione nazionale che ha già inciso sulla trattativa e deve continuare ad accompagnarla fino alla soluzione positiva”.