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Il piano industriale dell’Ilva, il futuro della siderurgia, ha un’importanza strategica per il nostro Paese. "Per questo motivo nella trattativa serve la massima chiarezza e trasparenza, conoscere tutte le carte”. Così il segretario confederale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro che si è svolto oggi al ministero dello Sviluppo.
Sul merito del piano industriale presentato nel corso della riunione, Landini non è voluto entrare. “Servono ulteriori approfondimenti – ha affermato –. Rimango però perplesso sulla durata. Il 2024 mi pare troppo lontano. Mi chiedo inoltre che valore può avere un eventuale accordo prima della decisione dell’antitrust europeo”. Landini, infine, ha sottolineato che “non ci sono solo i lavoratori del gruppo Ilva, ma pure tutti quelli dell’indotto che devono essere salvaguardati”.
Sulla questione dell'indotto Ilva è intervenuto il segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi. “Come giustamente sottolineato più volte da molte parti – ha esordito –, il futuro dell’Ilva passa sia da un piano industriale in grado di valorizzare produzione e qualità sia da un serio piano ambientale che – all’interno e all’esterno delle aree industriali – adotti le migliori tecnologie e pratiche, con tempi certi e programmati. Queste sono le reali garanzie per difendere il massimo possibile dell’occupazione di tutti i lavoratori, comprese le migliaia di operai dell’indotto".
Il piano industriale non riguarda infatti solo gli occupati diretti, ma tutti i lavoratori. "La qualità del risanamento ambientale riguarda la salute di tutti – ha aggiunto il sindacalista –, le modalità con cui concretamente portare avanti la bonifica dell’area rimanda a quali imprese, quali professionalità, quali contratti collettivi applicare, quale organizzazione del lavoro, insomma a un vero e proprio piano industriale, anche per questo aspetto non secondario della generale vertenza”.
Va inoltre ricordato che molti appalti sono in scadenza, a partire dalle manutenzioni edili, "che la gestione commissariale ha già prodotto effetti e riorganizzazione dell’indotto, che gli acquirenti stanno riprogrammando attività e perimetri industriali con evidenti impatti sull’occupazione totale". In considerazione di questo, ha spiegato Genovesi, "chiediamo al ministro Calenda di non trattare i lavoratori dell’indotto come lavoratori di serie B e di prevedere la convocazione di un tavolo specifico per tutto l’indotto affinché tutti i lavoratori e i loro rappresentanti possano contribuire al confronto, categorie dell’edilizia, ma non solo, insieme alle confederazioni".
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