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L'Ilva ha chiesto la cassa integrazione in deroga per 1.428 lavoratori dell'area a freddo a partire da oggi. Il provvedimento durerà fino al 31 gennaio prossimo ed è motivato con la particolare situazione creatasi nell'area a freddo del siderurgico dopo che il gip, Patrizia Todisco, ha confermato il sequestro dei prodotti finiti e dei semilavorati (un miliardo di euro di merci) disposto dall'autorità giudiziaria lo scorso 26 novembre nell'ambito degli sviluppi dell'inchiesta sull'Ilva. Per l'area a freddo, l'Ilva aveva già chiesto la cassa integrazione nei giorni scorsi, ma si trattava di una cassa ordinaria, della durata di 13 settimane, con avvio dal 19 novembre per un totale massimo di 2mila addetti e motivata con la crisi di mercato.
“Sono sempre più confusi e ancora oggi non hanno un piano di gestione degli esuberi. Si procede a spizzichi e bocconi e si passa a una pluralità di ammortizzatori senza avere una visione d'assieme dei problemi che ci sono e che si presenteranno”, afferma il segretario provinciale della Fiom di Taranto, Donato Stefanelli, commentando la decisione dell'azienda. “Non ci siamo proprio - aggiunge il sindacalista e anche per queste ragioni ci siamo riservati su quanto prospettato nella riunione di oggi. Questa è la terza procedura di cassa integrazione. Siamo ancora al di qua dei problemi”. “Il punto - osserva ancora Stefanelli - è che l'azienda, pur sapendo che si andrà ad ulteriori fermate per effetto delle cose che stanno accadendo e dell'applicazione dell'Aia, non affronta le questioni nella loro globalità. Aspettano l'emendamento per rispondere a provvedimenti della magistratura. Ma è serio questo comportamento?”.
Intanto, anche a Genova regna l'incertezza dopo che il segretario provinciale della Uilm, Antonio Talò ha riferito all'Ansa l'intenzione dell'azienda di fermare Genova e Novi Ligure "entro tre-quattro giorni", a seguito del sequestro dei prodotti finiti.
Notizia subito smentita dalla Fiom Cgil. 'Fino a questo pomeriggio - ha spiegato Francesco Grondona, della Fiom di Genova - non abbiamo avuto nessuna comunicazione al riguardo. Da una ricognizione con l'azienda è stato calcolato invece che ci sono scorte di materiale da lavorare fino al 20 gennaio'. Sindacati e azienda hanno messo a punto l'altro ieri un piano di massima per non fermare gli impianti e arrivare ai primi di gennaio, quando dovrebbero approdare a Genova le prime navi con parte dei materiali ora sotto sequestro e materiali nuovi. "Il piano fa leva sulle festività, sui contratti di solidarietà - ha ricordato Grondona - e sulla manutenzione degli impianti".
Procede nel frattempo l'iter parlamentare del decreto legge che martedì 18 dicembre dovrebbe essere votato alla Camera per poi andare in Senato. Lo afferma il ministro dell'Ambiente Corrado Clini a margine della consegna del Premio Impresa Ambiente 2012 in merito alla situazione dello stabilimento di Taranto. "Abbiamo appena finito le riunioni delle commissioni Ambiente e Industria", aggiunge il ministro.